Franco Buffoni torna in libreria con “La casa di via Palestro” (Marcos y Marcos). Così come in “Zamel” (pubblicato nel 2009 per lo stesso editore) in cui l’autore in forma romanzata attraversava secoli di cultura e di lotta omosessuale, in questo nuovo romanzo Buffoni racconta un “arcipelago” di storie nella Storia che si incrociano nel corso di un secolo e si intersecano con la guerra “privata” di un ragazzo che si scopre omosessuale all’interno di una famiglia cattolica nella provincia lombarda. Un romanzo in cui però l’autore “non inventa nulla”.
A far da filo conduttore ad una vicenda (che “si apre con Mozart e si chiude con Gattuso”) la Casa del Popolo di Gallarate e le sue molte “vite”: quella in cui accoglie i pugili della cooperativa locale (e con essa le prime pulsioni sessuali del narratore) e prim’ancora le operaie intente a donare un’ora del proprio lavoro per la sua costruzione (sforzo poi vanificato da un’irruzione fascista) e poi Ottavia Piccolo e lo stesso Buffoni intento a parlare di poesia del Novecento ad una scolaresca nella Casa riaperta e riportata alla funzione originaria.
Buffoni, in una sorta di anti-memoir, racconta la Storia attraverso la leggerezza dei ricordi: alle vicende familiari, in cui regna un padre-rivale impossibilitato ad ammettere l’omosessualità del figlio, si aggiungono le “storie” di una comunità che si fa microcosmo a cui appartengono, tra gli altri, i coniugi Cardosi (annientati dalle leggi razziali, combattute inutilmente a suon di carte bollate), il padre di Mia Martini (incrociato tra i banchi di scuola) e un ex-calciatore che sceglie Gallarate per il suo buon retiro. Senza tralasciare i padri “mancati” portati via dalla Storia.
Franco Buffoni “La casa di via Palestro” (Marcos y Marcos 2014 ), prezzo di copertina € 13,00