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“Le strade, i giorni” (Poesie 2002 – 2012) di Fabrizio Tiberio

Creato il 24 aprile 2013 da Viadellebelledonne

stockvault-wide-angle-rural-road133388I lettori di Viadellebelledonne hanno già avuto di conoscere e apprezzare Fabrizio Tiberio del quale in passato ho postato un racconto. Stavolta lo presento in veste di poeta viandante che offre a noi tutti le tappe del suo cammino. Fabrizio Tiberio ama viaggiare e le poesie di questa nuova raccolta, stampata in proprio ma davvero graziosa nella veste grafica, sono degli appunti di viaggio, delle istantanee scattate non con la macchina fotografica, ma con la forza del linguaggio poetico che è in grado di evocare immagini e suoni e colori e persino profumi quanto (se non di più) una fotografia. Il suo è un Baedeker personale ed intimo, un canto d’amore alla nostra bella Italia di cui il suo sguardo di poeta tratteggia un ritratto vivido e sensuale.

TRIESTE

 TRIESTE

è una piattaforma di mare,

di vento tra i capelli delle belle,

di sale sui gradini delle coppie,

di piogge nei cortili degli ebrei,

di sangue sopra ai colli sloveni,

di caffé nelle sale giuliane

(oro e stucchi al San Marco),

di “viennesi” solerti camerieri

come i suoi palazzi in livrea bianca:

voci e passi che ho vissuto

a scacciar via nubi sporche

e arie stanche.

BALLATA CUNEESE

Vetrine d’antan

nei viali deserti

e occhiate bollenti

tra tanto tran-tran…

Mi riposo al Bar Bruno,

che occhi, l’Elisa!

Lei sempre decisa

pur s’entra qualcuno

mi vuole colpire

con sguardi rubati

tra tazzine e gelati.

La sento arrossire…

Son proprio contento

di questa mia sosta,

a tipe così ben faccio la posta.

Mezzodì a Cuneo, e non mi lamento!

GIORNO PER GIORNO (2002)

I.

Fumo residuo, a spirali lente

sale dalla tazza a tulipano,

mi ipnotizza il sentore fruttato,

di quella bevanda nella gola di lei…

Canticchiano primavera, nei pomeriggi

assolati e silenti,

le tendine smosse e scosse

mutano la luce sul muro di cucina.

L’allegria in un sol soffio…

II.

E questo Sole, adesso?

Trascolorare improvviso

di oggetti arcinoti, di libri cari.

Sfrondo le notizie del mattino,

tu intanto allevi glicini in fiore

sul percorso che serbi per te sola.

21 marzo, dai bordi del tavolino…

Come un segugio,

insisto sul pizzo bianco scollato

della cliente che non ordina mai,

esito sulle labbra piene

della cameriera gitana

al banco dei desideri più segreti

(ma neanche tanto, in fondo…)

E sa osare, sa le giuste mosse

la biondina timidamente sola

sulla soglia del locale vociante.

I tendoni scossi

dalla sera di vento impaziente

sanno di Meridione,

come quelle mie sere brindisine

che il vento salato di novembre

scompigliava le palme assopite.

Finestre sulla città

Meravigliosa cornice, le finestre.

Ci restano impigliate le nuvole,

che portano neve sulle piste

e fanghiglia qui in città.

Ci transitano stormi inquieti

che sfiorano le colline,

nel viaggio verso il Sud…

Come un impiegato zelante,

mi sforzo di restare seduto

scrivo una lettera, mando un fax,

ma fuori sbocciano i giardini,

stagionale tormento.

20-4-2010

Appunti di Cielo, di Terra, di Mare.

 

Io che vado di fretta

ho già in bocca il sapore del caffé.

Tutto intorno invece ancora è attesa,

è un incrocio di podisti il lungofiume,

è una coda alle casse e alle stazioni,

aspettando una cena e due risate.

Io non resto immobile, certo

al merlo e al suo inchino elegante,

stasera che spalanco la finestra

e mi colpisce la fragranza dei giardini.

Quanto ancora, questi cieli

che le otto la sera è a strisce rosa?

Quanto ancora queste foglie nuove

che la mano sua percorre divertita?

Costernati, affranti quei cronisti:

già coperta sulla spiaggia la mattanza

di innocenti bagnanti, adolescenti terminate

sotto le coperte bianche di un dissesto impietoso.

Si ricopre di cenere epocale

l’Europa nostra ridanciana e trafelata;

si sfalda e si sfarina con un niente

questa Italia sfrenatamente visitata.

Fabrizio Tiberio è nato a Torino nel 1971. Accanito lettore, appassionato fotografo, svogliato viandante per città storiche e campagne assolate. Tiene in tasca un taccuino per quando gli salta fuori una nuova poesia. Scrive da una ventina d’anni in modo continuativo, diari pressoché quotidiani, racconti e poesie. Queste ultime raccolte in due sillogi, QUEI BATTITI ULTERIORI (2003) e LE STRADE, I GIORNI (2012).



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