vd. prima parte“La realizzazione accurata dell´ornato del manufatto suggerisce, peraltro, la presenza nel Sinis di un atelier urbano, forse statale, verosimilmente a Tharros, dotato di maestranze specializzate in tecniche orafe di estrema precisione, che realizzava e commercializzava insieme ai prodotti finiti anche matrici e modani da sbalzo per oggetti e gioielli, quali segni distintivi di rango e dello status sociale di appartenenza.”(1)
Figura1
Questa affermazione riguarda l’ epoca altomedievale ed è la stupefacente conclusione cui giunge Paolo Benito Serra grazie all’ analisi delle tavolette di Tzricotu. Lo studioso visita nel 2007 il nuraghe Ziricottu o Tziroctu, accompagnato da Ginetto Bacco. Per comodità del lettore mostro la sua localizzazione sulla mappa, assieme a quella della necropoli di Monti Prama (bollino rosso, Figura 1) (2). Dalla sua perlustrazione Serra evince che nell’ area circostante non vi siano tracce di una rifrequentazione del nuraghe in epoca storica, né tanto meno di un insediamento post-nuragico. Dopo di che inizia con la sua analisi, atto secondo: il disastro già profilatosi nell´articolo del 2006 (3), si compie inevitabilmente in questo lavoro del 2008, interamente dedicato alle tavolette di Tzricotu (1). Per nostra fortuna il discorso sulla “fibula” di Villaverde non viene ripreso, e lo studioso si limita ad analizzare le tavolette. Fa loro un’ esame comparato che lo porta all’inopinata conclusione che ho utilizzato come sottotitolo. Andiamo con ordine.
Sighi a lèghere