Se il film di Sorrentino non avesse vinto l’oscar, avrei intitolato tranquillamente questo post “La grande bellezza nascosta dietro le Terme di Diocleziano“, ma visto l’abuso che ultimamente si fa di questa espressione ho preferito soprassedere. Di fatto, la grande bellezza di cui parlo è nascosta, ignota ai più, ignota a coloro che, a Roma, si spingono ad entrare a visitare il Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano, proprio di fronte alla stazione Termini (e quindi in assoluto la prima cosa da fare e da vedere quando si arriva in città).
Terme di Diocleziano
Uno pensa di entrare in un museo come tanti (le guide vi diranno che è innanzitutto un museo dedicato alla statuaria e all’epigrafia, con una sezione sul Lazio preromano) e poi, già all’ingresso si accorge che c’è qualcosa di strano, e di molto bello: un parco, giardino, con un pergolato ottenuto da piccole colonnine di reimpiego, tra aiuole abitate da lapidi, iscrizioni, are, cornici monumentali, da decorazioni architettoniche e capitelli, tutti segnacoli di un tempo che fu che in questo contesto contribuiscono a rendere gradevole e romantico, suggestivo, lo spazio. Lo spazio è aperto al pubblico, non è sottoposto ad alcun biglietto, per cui chiunque può decidere di trovar ristoro qui senza essere necessariamente costretto a visitare il museo. La biglietteria del Museo Nazionale Romano, infatti, è all’interno del Palazzo. Intorno, si sviluppano le poderose, monumentali, impressionanti architetture delle Terme di Diocleziano, le terme imperiali più grandi e lussuose di tutti i tempi! Costruite tra il 298 e il 306 d.C., avevano un’estensione di oltre 13 ettari e potevano accogliere fino a 3000 persone contemporaneamente, in un percorso che si snodava tra palestre, biblioteche, una piscina di oltre 3500 metri quadrati e gli ambienti che costituivano il cuore di ogni impianto termale, il frigidarium, il tepidarium e il calidarium. Il percorso museale non consente di seguire il percorso delle antiche terme, anche perché esse erano immense, come vi dicevo: per capirci, la stessa Piazza dei Cinquecento che ora voi circumnavigate, con la sua bella fontana centrale, per raggiungere via Nazionale e scendere verso il centro città, faceva parte del complesso termale. Fate un po’ voi…
Michelangelo ebbe la responsabilità di trasformare le antiche rovine delle Terme in un edificio che rendesse gloria a Dio: realizzò così la chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri e, immediatamente alle sue spalle, il convento dei Certosini.
Ora, se Santa Maria degli Angeli e dei Martiri è nota a molti (non foss’altro perché qui si svolgono i funerali di stato) per la celebre meridiana che ne attraversa il transetto, non altrettanto celebre è la Certosa retrostante. Un piccolo gioiello che solo chi osa visitare il Museo delle Terme di Diocleziano può scoprire.
Il Cortile Michelangiolesco
Immaginate di trovarvi in un caldo pomeriggio di fine inverno. Immaginate di vagare per le sale del museo e per i suoi corridoi popolati da iscrizioni, da statue e da busti di togati, di imperatori e di dee, e di trovarvi davanti ad una porta a vetri che dà sull’esterno. Dovete varcarla ovviamente, e davanti ai vostri occhi si presenta lo spettacolo che non osavate immaginare.
Perché se nessuno ve lo dice, se nessuno vi informa prima, voi non lo sapete, non potete sapere che all’interno delle Terme di Diocleziano Michelangelo realizzò, per il convento dei Certosini, un chiostro elegantissimo, con un giardino ad aiuole regolari che convergono verso una fontana centrale, arredate, sempre, da decorazioni architettoniche, cornici decorate, capitelli, sarcofagi e quant’altro, tutto sistemato con un gusto non archeologico o antiquario, ma puramente estetico. La bellezza, nient’altro che la bellezza. I portici del chiostro sono popolati da una serie ininterrotta di statue di divinità, di sarcofagi, di capitelli, di decorazioni architettoniche che aggiungono eleganza ad eleganza e che sono parte integrante del percorso museale. Io, non so voi, ma personalmente passerei qui pomeriggi interi, immersa tra statue e capitelli, a godermi la luce del sole, ad osservare gatti sornioni che dormicchiano su comodi capitelli o simpatiche chioccioline che si insinuano tra i dettagli delle decorazioni architettoniche… perché la poesia, e la bellezza, è fatta di piccole cose. E la calma è la migliore compagnia per godersi la bellezza. La bellezza è alimentata dalla sorpresa, dalla capacità di stupirsi, senza dubbio. Perché non te l’aspetti che dietro l’angolo ti possa spuntare un piccolo angolo di paradiso! Sarà una sensazione puramente personale, ma io, passeggiando nel giardino e sotto il portico del chiostro, mi sono sentita pervasa di bellezza: una bellezza che non è solo antica, perché ci ha messo mano Michelangelo, ma non è solo cinquecentesca, perché oggi noi percepiamo uno spazio in cui il tempo si è fermato, in cui antico e rinascimentale si fondono, il tutto in funzione del bello. E sarò romantica, sarò per forma mentis particolarmente attratta da questo genere di cose, ma io ho amato da subito questo posto. L’ho amato e lo amerò ancora e ancora, e non vedo l’ora di tornare a Roma per tornarvi, per viverlo veramente, come un luogo di ozio intellettuale come esso stesso prevede!E poi, e poi, c’è un altro motivo per visitare le Terme di Diocleziano entro fine maggio: la mostra “Rodin, il marmo, la vita“: io ve lo dico, è da non perdere! Ma ve ne parlerò in un’altra occasione…
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