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Le trasfigurazioni cairesi di francesco gei

Creato il 05 marzo 2015 da Yellowflate @yellowflate
LE TRASFIGURAZIONI CAIRESI DI FRANCESCO GEIMentre si voltava verso di me, con il quadro nella mano sinistra, il suo volto e il volto della donna dipinto nel quadro, furono sullo stesso piano, entrambi sfocati e mossi...Il suo timore di smarrirsi in situazioni complicate lo aveva portato a bruciare i tempi e l'urgenza di esprimere la sua vera essenza umana lo aveva spinto verso "quel privilegiato lampo in cui la vita e il mondo si rivelano nella loro misteriosa e nuda verità"; qui cito per analogia lo scrittore Antonio Tabucchi. La più sobria osservazione delle masse in campo propende alla concreta accettazione, da ambo le parti, del suo stato di grazia raggiunto come in una fase di serena ispirazione angelica,vivendone pacificamente la sua profezia. Si trattava di una trasfigurazione di natura umana, che però colsi, in un secondo tempo, quando guardai le foto scattate e feci una osservazione attenta. Il fatto avvenne nel momento preciso che mi mostrò il quadro realizzato con una vecchia maglietta, si può ben vedere ora la reale espressione del suo sguardo rivolto oltre l'obiettivo e si può ben leggere sul suo volto un grande stupore di natura metafisica. Ma non siamo in presenza solo del mutare di espressioni facciali che, in termini patafisici, sarebbero sufficienti a giustificare la sua trasfigurazione, bensì dobbiamo immaginare che ciò avvenga per dinamiche interiori ed abbia attinenza con disposizioni di ordine spirituale. Tali considerazioni è possibili che non siano condivise ed accettate da Francesco Jiriti, artefice maggiormente legato all'operatività e all'azione costruttiva delle sue opere, in sintonia di spirito con l'archetipo "homo faber", non considerando la componente sia filosofica, sia intellettuale che, in divenire, manifestano la loro prevalenza vitale. Si tratta di una specie di metamorfosi evolutiva del nostro pittore che naviga a vista nel mondo inesplorato della memoria e del silenzio.Dalla dimensione interiore si propagava alla conformazione esteriore e ne adattava l'aspetto visivo primariamente ai miei occhi di testimone privilegiato che ne fissava i contorni in un documento fotografico ora pubblicato in un mio libretto per collezionisti e biblioteche. 5 marzo 2015 Bruno Chiarlone Debenedetti
    LE TRASFIGURAZIONI CAIRESI DI FRANCESCO GEI
quel momento, in un aspetto estetico, nonché spirituale, che mutava la natura della materia e la questione vitale, partendo da un aspetto meditativo che accompagnava la sua attività di pittore. Ecco che si manifestò allora la vocazione intima del pittore alla trasfigurazione. Aveva in quel preciso frangente abbracciato in pieno la trasfigurazione con l'intima convinzione che fosse la sola possibilità di venirne fuori con sufficiente sicurezza. LE TRASFIGURAZIONI CAIRESI DI FRANCESCO GEI

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