“Scoperto il pianeta più lontano del nostro sistema solare”. I drammatici avvenimenti degli ultimi giorni hanno fatto passare in secondo piano questa notizia rilevante dal punto di vista scientifico. Ad annunciarla, Scott Sheppard, astronomo del Carnegie Institution for Science di Washington, durante l’ultimo convegno dell’Associazione Astronomica Americana. Lo studio, da lui condotto insieme al collega Chad Trujillo dell’Osservatorio Gemini (Hawaii), ha dimostrato l’esistenza di un oggetto transnettuniano con un diametro tra i 500 e i 1000 chilometri a ben 103 Unità Astronomiche dal Sole.
IL NUOVO PIANETA NANO APPENA SCOPERTO
Il pianeta nano, per il momento chiamato con la sigla V774104, dunque è al massimo grande la metà di Plutone ma è distante quasi tre volte tanto. La sua importanza è spiegata da queste parole scritte nell’articolo pubblicato dalla rivista Science per presentare la ricerca: ”Potrebbe alla fine entrare in una classe emergente di oggetti dell’estremo sistema solare le cui strane orbite indicano l’influenza ipotetica di pianeti erranti o di stelle vicine”. Insomma, questa scoperta riapre la caccia al massiccio corpo celeste che si nasconderebbe alla periferia del sistema solare e che ancora non è stato individuato. Il famigerato Planet X.
Non è fantascienza né l’invenzione di ricercatori alternativi. Il misterioso decimo inquilino del sistema solare – decimo se continuiamo a contare come nono il povero Plutone ormai declassato…- viene ipotizzato da vari studi astronomici sulla base di orbite insolite e di calcoli matematici. Calcoli nei quali c’è qualcosa che non va e che tornano solo se si aggiunge un oggetto con una grande massa, a grande distanza da noi, di volta in volta identificato in un pianeta o addirittura in una stella gemella del Sole.
Nel libro “Inchiesta UFO- Quello che i Governi non dicono”, abbiamo ripercorso decenni di indagini e di ricerche in questo ambito. In estrema sintesi, possiamo qui riassumere alcuni punti fermi: nel 1983, il Jet Propulsion Laboratory della NASA annunciò di aver osservato per due volte, grazie all’IRAS, il telescopio spaziale all’infrarosso, un oggetto celeste grande quanto Giove, in direzione della Costellazione di Orione. Di cosa si trattasse, non è mai stato chiarito. Nel 1995, invece, due team di astronomi, del tutto indipendenti, ipotizzarono l’esistenza di una stella compagna del Sole, legata ad esso in un’orbita altamente ellittica- una nana rossa o forse una nana bruna – che chiamarono Nemesis.
NEL LIBRO “INCHIESTA UFO” LA STORIA DELLE INDAGINI SCIENTIFICHE SUL PLANET X
Nel 1999, poi, fu rivelato che sette anni prima la sonda Pioneer 10, mentre stava viaggiando tra i corpi transnettuniani, era stata attratta da qualcosa. «Gli scienziati hanno scoperto un nuovo oggetto in orbita attorno al Sole dopo che una sonda spaziale è stata misteriosamente buttata fuori rotta», scriveva la BBC. I dati inviati dalla Pioneer 10, in viaggio verso l’esterno del sistema solare, indicavano infatti che l’8 dicembre 1992 il suo tragitto era stato deviato per circa 25 giorni. Nell’articolo, si diceva anche che nel giro di qualche settimana gli scienziati sarebbero stati in grado di “fissare un limite alla massa dell’oggetto e a fare previsioni sulla sua posizione”.
Dettagli però mai divulgati in seguito. Anzi, questo annuncio e quello legato all’IRAS sono poi stati smentiti dalla NASA come semplici errori di valutazione. In quello stesso anno, il 1999, gli astronomi John Matese e Daniel Whitmire dell’Università della Louisiana avanzarono l’ipotesi che esistesse un gigante gassoso nella Nube di Oort, il serbatoio delle comete che avvolgerebbe come una nuvola il nostro sistema solare estendendosi per oltre 1 anno luce. Quel pianeta, da loro denominato Tyche, distante 15 mila U.A., sarebbe almeno quattro volte Giove ed influenzerebbe le orbite inclinate delle comete periodiche, altrimenti non spiegabili.
Nel 2013, una simulazione al computer ha permesso all’astronomo brasiliano Rodney Gomes di comprendere le anomalie nei moti degli oggetti transnettuniani, nella Fascia di Kuiper. Studiando alcuni di loro – incluso il lontano planetoide Sedna – si è reso conto che le orbite sono decisamente diverse rispetto a ciò che prevedono i modelli matematici. Tutto però ha senso se si immagina una massa planetaria compagna del Sole oppure un pianeta che ruoti molto lontano da esso, ma sufficientemente massivo da produrre effetti gravitazionali sugli oggetti della Fascia di Kuiper.
UN’IMMAGINE DI FANTASIA DEL PIANETA X