Cosa raccontano i giornali di oggi dell'indagine sulla corruzione negli appalti di una delle più importanti aziende controllate dallo Stato
Un fermo immagine tratto da un video della Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta "Dama Nera", Roma, 22 ottobre 2015 (ANSA/UFFICIO STAMPA GUARDIA DI FINANZA)
Giovedì 22 ottobre la Guardia di Finanza ha eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare nei confronti di dirigenti e funzionari dell’ANAS a Roma, dove si trova la Direzione generale della società. L’ANAS è di proprietà dello Stato e gestisce buona parte delle strade e delle autostrade italiane. Sono stati arrestati anche alcuni imprenditori titolari di aziende appaltatrici di opere pubbliche, un avvocato e un ex sottosegretario del ministero delle Infrastrutture: Luigi Meduri, del PD. Sui giornali di oggi ci sono un po’ di novità sull’inchiesta e dettagli maggiori rispetto a quanto diffuso ieri.
Durante una conferenza stampa, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il comandante provinciale della Guardia di Finanza Giuseppe Magliocco hanno parlato di una «rete molto diffusa», di un «sistema collaudato» e di una «cellula criminale all’interno di ANAS» che funzionava attraverso un sistema triangolare: ANAS, imprese e mediazione politica. A capo di questa organizzazione ci sarebbe stata Antonella Accroglianò, dirigente responsabile del coordinamento tecnico amministrativo di ANAS. Su di lei e su Meduri i giornali di oggi raccontano diversi particolari, riportando stralci e video delle intercettazioni telefoniche e ambientali della Guardia di Finanza.
Luigi Meduri e Antonella Accroglianò
Luigi Meduri è stato sottosegretario del ministero delle Infrastrutture dal maggio 2006 al maggio 2008, durante il secondo governo Prodi, con Antonio Di Pietro ministro. Dal gennaio 1999 all’aprile 2000 era stato presidente della Calabria. Nato a Reggio Calabria nel 1942, Meduri era membro dell’assemblea nazionale del PD; dopo l’arresto la Commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico ha deciso di sospenderlo.
Secondo le accuse, Meduri avrebbe favorito – attraverso la raccolta di “pacchetti di voti” – la candidatura del fratello della dirigente ANAS Antonella Accroglianò al consiglio regionale della Calabria nelle liste dell’UDC nel novembre del 2014. Come contropartita per la sua mancata elezione, Meduri gli avrebbe assicurato un posto in una società partecipata dalla regione. Durante la conferenza stampa è stato spiegato che Meduri «a fronte di queste richieste, chiedeva da un lato l’assunzione di due geometri in ANAS, con lo sfruttamento di una azienda pubblica come meccanismo clientelare per favorire assunzioni. Dall’altro lato si poneva come intermediario con imprenditori arrestati, Costanzo e Bosco, rispetto al ritardo nel pagamento delle tangenti».
A capo dell’organizzazione, secondo le carte dell’inchiesta, c’era Antonella Accroglianò, nata a Cefalù, laureata in giurisprudenza e dipendente ANAS dal 1994. Nelle intercettazioni la donna definiva la sua condotta «una scuola» e ai suoi complici spiegava:
«Speriamo di tenerci forti come abbiamo fatto fino ad adesso e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare… perché poi quello è lo scopo, capito? Io sono stata abituata in questo modo …chi cresce si porta gli altri dietro… questa è la scuola. Se viaggi solo non fai niente, chi viaggia da solo poi l’hanno azzoppato».
Nelle intercettazioni Accroglianò chiamava i soldi ricevuti dagli imprenditori in vari modi: «ciliegie», «libri», «topolini» o «medicinali antinfiammatori».
Il Corriere della Sera scrive che «il primo affare che gestisce è l’esproprio di un terreno per il quale i proprietari Saverio e Giuseppe Silvagni devono percepire oltre 500mila euro. Lei ne chiede 50mila. A ritirare i soldi ci pensa il collaboratore Giovanni Parlato che quando parla della spartizione le dice: «Le cose sono così, 5 davano domani, 25 più quando chiude, 20 e sono 50. 15 te li do a te così arriviamo a 30 e abbiamo fatto 15 e 15».
I numeri dell’inchiesta
Cinque persone si trovano in carcere e altre cinque sono invece ai domiciliari: ci sono poi 31 indagati, sono stati sequestrati beni per un equivalente di 200 mila euro e ci sono state oltre 90 perquisizioni in dieci diverse regioni italiane. I finanzieri che hanno partecipato all’esecuzione delle ordinanze sono stati circa trecento. L’inchiesta è stata chiamata “Dama nera” con riferimento alla principale indagata, Antonella Accroglianò.
Durante la conferenza stampa è stato spiegato che le indagini sono durate circa un anno e che gli ultimi fatti contestati risalgono allo scorso settembre. Inoltre è stato spiegato che gli imprenditori coinvolti hanno in corso «appalti importantissimi anche per 250 milioni di euro».
Gli altri arrestati e le ipotesi di reato
Tra le ipotesi di reato contestate ci sono associazione a delinquere, corruzione, induzione indebita e voto di scambio. La richiesta e il pagamento delle tangenti riguardava varie procedure: espropri, accordi bonari per facilitare alcune imprese, cessioni di rami di azienda per aggirare la normativa sugli appalti e altre fattispecie ancora.
Tra gli arrestati, oltre a Luigi Meduri e Antonella Accroglianò, ci sono Oreste De Grossi, capo del servizio incarichi tecnici della condirezione generale tecnica; Sergio Serafino Lagrotteria, dirigente area progettazione e nuove costruzioni. Ci sono poi altri due funzionari della società: Giovanni Parlato e Antonino Ferrante. Agli arresti anche l’avvocato di Catanzaro Eugenio Battaglia e tre imprenditori, Concetto Logiudice Bosco, Francesco Domenico Costanzo e Giuliano Vidoni.
Fonte: Il Post