Così dicendo: “Personalmente abbiamo partecipato a quello di Cesare Casella, perché quando c’è un sequestro vengono coinvolte tutte le famiglie. Vennero da noi quattro di San Luca. Noi mettemmo dei mobili vecchi nel loro camion lasciando uno spazio vuoto che doveva servire per nascondere e trasportare Casella”.
Marando oltre a parlare del sequestro Casella ovviamente parla delle tante morti che hanno coinvolto la sua famiglia e la Locale di Volpiano. Racconta lucidamente quel che è dato sapere sulle morti del padre, Antonio, ucciso sotto casa a Platì, e ricordato i lutti dei propri fratelli: Gino, Pasquale e Francesco, tutti assassinati con armi da fuoco. Scrive Articolo che che per la morte di Francesco Marando, Rocco avrebbe specificato che il cadavere è stato rinvenuto bruciato, nelle campagne di Chianocco, nel 1997. Era stato proprio il pentito a dover attuare il riconoscimento del corpo e, in seguito, la famiglia si vendicò: “Sono stati gli Stefanelli. Sono stati uccisi nelle casa di mio fratello Domenico a Volpiano e sepolti.”
Il cadavere di Pasquale, invece, non è mai stato trovato.