Share Regia: Sofia Coppola Intepreti: James Woods, Kirsten Dunst, Josh Hartnett, Kathleen Turner Fotografia: Edward Lachman Montaggio: Melissa Kent, James Lyons La Coppola si fa catturare dal romanzo omonimo di Jeffrey Eugenides, decide di adattarlo per il cinema, e comincia a scriverne la sceneggiatura con piglio febbrile; mentre scrive, la musica di Moon Safari degli Air la accompagna, la aiuta a farsi rapire da quei soffusi e desolanti paesaggi dell’animo femminile, a selezionare alcuni aspetti del libro invece di altri per provocare l’incontro tra il lavoro dello scrittore greco e quelle che sono le tematiche più specificamente nelle proprie corde. Alcune cose restano nel passaggio dal libro alla pellicola, altre, non confacentesi alla sua sensibilità femminile, no. Il Giardino delle vergini suicide diventa così, insospettabilmente, un lavoro orchestrale, in cui confluiscono, sotto la direzione artistica della giovane cineasta, l’ispirazione di un romanziere, l’inclinazione al detour onirico e melanconico di due compositori di musica elettronica, gli Air appunto, e il morbido talento per l’innocenza di una giovane attrice. Kirsten Dunst, splendida, sa fingere perfettamente, che permea come una filigrana d’argento tutto il film, e tramite cui la regista costruisce una perfetta impalcatura d’ambiguità; un’arma che, alla fine, le cinque vergini non potranno far altro che rivolgere contro se stesse, ma solo dopo aver fatto vittime un po’ ovunque, nei cuori (i cinque ragazzi imprigionati negli anni a venire dentro quell’oscuro enigma per loro senza spiegazioni) e nella testa (il povero Trip Fontaine, il volto da adulto consumato e spento prestatogli da un redivivo Michael Parè). È come se un destino particolarmente beffardo avesse deciso di sperimentare gli effetti di una concentrazione così singolare di femminilità primordiale dentro la stessa casa. E l’effetto è sempre distruttivo, ci ricordano scrittori e registi.
Il solstizio d’estate è arrivato, le temperature si son fatte calienti e domani 1° luglio prenderà il via la rassegna milanese ARIANTEO.
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