Solo per dare l'idea: nei primi 100 anni dopo l'invenzione della stampa i titoli pubblicati furono più o meno 35 mila. All'incirca un libro al giorno.
Negli ultimi 50 anni i titoli sono stati più o meno 40 milioni: all'incirca uno ogni mezzo minuto, 120 all'ora, 2800 al giorno.
Ricavo queste cifre davvero impressionanti da una riflessione dello scrittore Jesùs Marchamalo comparso sulla Repubblica di qualche tempo fa. E non sono tanto le cifre a farmi pensare.
Penso piuttosto che per lungo tempo ha avuto una sua legittimazione il sogno di possedere tutti i libri del mondo. Pare che un collezionista, tale Hernando de Colòn, ci abbia anche provato, al punto di lasciare ai suoi eredi 16 mila titoli, più o meno la metà di quanti fino a quel momento erano stati dati alle stampe. Che comunque è già un bel risultato.
Oggi ovviamente più che un sogno sarebbe un incubo: l'oceano di carta che ti travolge.
E sicuramente questa frenesia della pubblicazione non ha poche conseguenze, sulle librerie e sugli stessi editori. Però mi viene da pensare soprattutto al lettore e a questa riflessione di Marchamalo:
Fa venire le vertigini pensare che ogni volta che compriamo un libro, e che ce lo incartano, stiamo rinunciando a comprare i rimanenti sessantanovemila.
Che poi è una cifra addirittura approssimata per difetto. Le vertigini sono tali anche senza l'esattezza del matematico.