Aristofane nelle Vespe mette in scena la vicenda di un vecchio, Filocleone, che è così felice di fare il giudice popolare e di condannare tutti i suoi imputati, che pur di esercitare il suo potere accetta di presiedere anche il processo fasullo di un cane, reo di aver mangiato un pezzo di formaggio. Così il commediografo greco rappresentava l’ossessione diremmo noi “giustizialista” di Atene democratica. Così però sembra che pensino e si comportino anche i nostri magistrati, che pur di arrivare a inchiodare l’imputato di turno, di cui Berlusconi è diventato ormai eponimo e maschera nazionale, sono disposti a passar sopra ad ogni principio razionale o giuridico. Alcuni fatti in particolare meritano un’analisi dettagliata: come può la Boccassini chiedere risarcimento a Silvio Berlusconi per esser stata a suo dire diffamata dal Giornale e al contempo presiedere il processo che lo vede imputato per un altro reato? Si presuppone che lui, condannato per il primo reato, sia divenuto debitore di lei, la quale si appresta a giudicarlo per il secondo, il che però va ovviamente contro il codice penale. Secondo, la stessa Boccassini mette in dubbio il certificato medico del Cavaliere, lei che pure non è un medico, il che significa che o crede che il medico di Berlusconi sia un incompetente oppure che sia un bugiardo: in entrambi i casi, perchè dunque non procede a inquisire anche lui per aver giurato il falso? Diamo tempo al tempo, dice il saggio, non si può mai dire! Siamo sotto l’assedio di uno sciame di vespe magistratuali che attendono solo l’occasione propizia per pungere i loro bersagli prescelti. In tal senso il vantaggio di chi conosce i classici è la sana diffidenza verso ogni promessa di cambiamento o progresso, poichè tutto l’umano è uguale dall’inizio del mondo ad oggi, solo Dio cambia la storia, gli uomini invece corrono in circolo come lancette di uno stesso orologio, e così tornano sempre agli stessi errori ed orrori.
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