La storiografia ufficiale attesta, ancora oggi, la paternità della Poesia Concreta agli artisti brasiliani del gruppo Noigandres, ovvero Augusto de Campos, Haroldo de Campos e Decio Pignataro, ai quali vanno successivamente ad aggiungersi Ronaldo Azeredo e José Lino Grünewal, mentre, in taluni casi, viene rintracciato qualche precedente nell’opera di Eugen Gomringer “konstellationen constellations constelaciones” pubblicata nel 1953 presso Spiral Press. Un accurato lavoro di scavo nell’ambito della tesi di laurea “Anglo-American Concrete and Visual Poetry”, portato a termine nel biennio 1993-94 dalla salentina Paola Rolli, all’ora laurenda presso lo I.U.L.M. di Milano, ed attualmente Deputy Creative Director per Saatchi & Saatchi Italy, mette in evidenza uno scenario del tutto inedito, del quale solo da pochi anni si iniziano a seguire gli sviluppi, rintracciando nell’opera del poeta futurista Carlo Belloli l’effettiva nascita della Poesia Concreta. Si legge, nel numero 7 della rivista Risvolti dell’ottobre 2001, per Edizioni Riccardi, nella nota biografica di Carlo Belloli, lì presente con un intervento, che «Con i Testi-poemi murali (Edizioni Erre, Milano, 1944), ha anticipato in Italia la poesia concreta ed enuncia la teoria della “Poesia Visuale”. Raccoglie le sue prime parole in libertà del 1943 nel numero unico “Futuristi in armi”, diretto da F. T. Marinetti, pubblicato a Milano nel 1944, che le editerà in brossura autonoma in quel medesimo anno con il titolo Parole per la Guerra. Numerose le pubblicazioni, a partire dal 1943, con la raccolta Tipogrammi per Marinetti (Ed. Circolo Culturale Mare Nostrum)» confermando il lavoro di scavo che Paola Rolli aveva portato a termine anni prima e al quale si interessò, per l’eventuale pubblicazione, l’editore Vanni Scheiwiller poco prima della morte.
Scrive Paola Rolli «Ci preme subito sottolineare che una prima lettura del corpus ha evidenziato una paternità del movimento concreto diversa da quella attestata nella storiografia ufficiale. Una intuizione che, sviluppata, ci ha portato ad individuare nel genio futurista di Carlo Belloli l’autentico padre della Poesia Concreta» andando, poi, a sviluppare l’intuizione iniziale, ricostruendo attentamente il percorso che ha portato le violazioni concrete di Belloli ad entrare in contatto con gli artisti brasiliani, a partire da quelle sue fondamentali esperienze datate 1943 che hanno anticipato di almeno dieci anni il percorso degli artisti ai quali la storiografia ufficiale attesta la paternità del movimento. Nel lavoro di Paola Rolli viene ricostruito il percorso che avrebbe portato le violazioni concrete di Belloli in Svizzera e Brasile. Il poeta futurista, infatti, pubblica nel 1943 le sue “Parole per la guerra” e nel 1944 “Testi-poemi murali”; nel 1945 si laurea a
Roma e in quello stesso periodo lo svizzero Gomringer studia nella capitale, il brasiliano Cordeiro, ma anche Emilio Villa, soggiornano a Roma e i due entreranno in contatto fino a quando
Emilio Villa non arriverà in Brasile nel 1950, e nel ’51 ci sarà la prima esposizione di Belloli in Brasile, mentre fra il ’52-’53 avverrà la fondazione del Gruppo Noigandres che entrerà in contatto, in quegli stessi anni, con Cordeiro, mentre Gomringer scriverà nel ’52 il suo testo, citato in apertura, e poi
pubblicato nel ’53. Di Waldemar Cordeiro, leader dei pittori e scultori concreti del Grupo Ruptura brasiliano, scrive Givaldo Medeiros sul numero 45 della Revista do ieb, settembre 2007, definendo Roma come “un centro di attrazione per giovani artisti” a seguito della
liberazione dal regime fascista. Cordeiro, inoltre, è nato proprio a Roma nel 1925 e qui ha vissuto e studiato, formandosi, fino al 1946, anno in cui si trasferisce a San Paolo, in Brasile, lavorando come giornalista, lanciando nel 1952
il Manifesto del Grupo Ruptura nell’ambito dell’esposizione presso il Museo d’Arte Moderna di São Paulo – MAM / SP. Sul numero 1 di Ameritalia, rivista d’italianistica dell’Universidad Central de Venezuela e dell’Universidad simòn Bolìvar, pubblicato nel febbraio 2002, un testo di Luciano Caruso – poeta lineare, visuale, autore di libri oggetto, saggista – affronta lo sviluppo della poetica futurista arrivando ad affrontare il tema delle evoluzioni del Belloli per cui «La scelta della grande dimensione per la sua “poesia da appendere”, l’essenzialità del testo verbale, spesso ridotto ad una o due parole, e il conseguente gioco spaziale tendono in Belloli ad una costruzione visuale prevalentemente geometrica. Poesia squisitamente da vedere, ma i pochi segni verbali trasmettono e sottolineano un messaggio che si impone per la secchezza dell’enunciato e per le variazioni permutazionali che l’autore mette in atto.
Assistiamo in queste opere ad un vero e proprio salto fuori dallo stesso paroliberismo futurista, che approda ad una visualità inseguita ed insistita, grazie alle singole lettere considerate e trattate come segno puro»; da ciò mi preme sottolineare l’importanza, ancora una volta, dello scavo che la tesi di Paola Rolli mise in atto nel ’93-’94 in relazione all’uso, nettamente antecedente, di determinati schemi poietici che il Belloli ha attualizzato nel suo percorso artistico e che vengono richiamati in maniera quasi totale nell’esperienza dei brasiliani Noigandres. La dimensione semeiotica del linguaggio belloliano è propria dell’interpretazione della parola-sintomo, del suo esserci ed esistere al di fuori dello schema tipografico, ma di significare in quanto tale, restituendo una densità visuale e semantica, anche, alla parola frazionata – in quel ridursi che Caruso sottolinea come secchezza e linearità – lungo il suo percorso di rappresentazione che esce fuori dall’essere ridotta al mero segno rappresentante, divenendo essa stessa espressione pura di sé.
Francesco Aprile
2012-03-02
Filed under: Saggi