Il 15 maggio, gli abitanti dei villaggi della zona di Inongo (provincia di Bandundu) sono stati picchiati dai poliziotti nella zona, in seguito al conflitto tra la comunità e la Sodefor (filiale congolese del gruppo NorSüdTimber). Sette persone sono ancora detenute in condizioni spaventose, e senza che gli sia stata comunicato alcun procidimento legale.
"Una delle principali cause del ripetersi dei conflitti è la mancanza di una pianificazione partecipativa sulla destinazione d'uso del suolo nelle aree forestali assegnate in concessione alle compagnie del legno. E' fondamentale che il governo della Repubblica Democratica del Congo e la comunità internazionale si impegnino a sostenere una effettiva moratoria sul rilascio di nuove concessioni".
Sia la Sodefor che la Siforco sostengono di aver attivato le procedure per la certificazione della gestione sostenibile delle foreste, con il sostegno economicop della cooperazione internazionale. In gennaio, la Sodefor ha ottenuto la certificazione per lo standard del legno controllato dal FSC (Forest Stewardship Council) proprio per l'area in cui si è verificato il conflitto sociale. Il 13 maggio, Greenpeace ha invitato formalmente il FSC a dissociarsi dalla Sodefor, e ha continuato a esortare l'FSC di porre fine alla concessione di nuovi certificati a operazioni su scala industriale nel Bacino del Congo, fino a quando non vi saranno i presupposti per una di certificazione credibile. I recenti episodi di violenza mostrano che non vi sono le condizioni per una gestione responsabile delle foreste nella Repubblica Democratica del Congo.
Oltre 15 milioni di ettari di foresta pluviale sono attualmente al taglio industriale per la produzione di legname. L'espansione del taglio nelle residue foreste intatte del Congo distruggerà un'importante riserva globale di carbonio e di biodiversità. Oltre a causare gravi impatti ambientali, il taglio industriale nella regione aggrava la povertà e genera i conflitti sociali.