10 MAGGIO – Se mai vi dovesse capitare di andare in Guatemala, andateci a Pasqua. Perché una delle cose più belle che si vedono in Guatemala sono le processioni religiose della Settimana Santa. A prescindere dal fatto che siate o meno credenti, è uno spettacolo da non perdere, un misto di solennità e colore folkloristico, con i fedeli appartenenti alle diverse confraternite (i cucuruchos ) che si caricano in spalla enormi strutture dette andas su cui è collocata una statua raffigurante personaggi biblici. Un’anda può essere lunga fino a 15 metri, pesare fino a 8 tonnellate e richiedere la forza di 80 uomini per essere portata per le vie di Antigua, una delle città in cui si svolgono le processioni più suggestive. I cucuruchos, vestiti con le caratteristiche tuniche e cappucci a punta, procedono in silenzio con passo cadenzato, preceduti da un altro fedele che diffonde incenso con un turibolo, e seguiti da una banda di suonatori con ottoni che intona marce funebri. In tutto questo, si scorgono donne vestite di nero con un velo in pizzo e un neonato dormiente sulla spalla e giovani con le scarpe da ginnastica all’ultima moda che spuntano da sotto la tunica, intenti a trafficare con gli smartphone per mettersi d’accordo con gli amici sulla bisboccia post-processione.
Andate poi a Chichicastenango, mi raccomando mangiate leggero perché le centinaia di curve tortuose della strada daranno del gran filo da torcere al vostro stomaco. A Chichi, così la chiamano quelli del posto, la mattina di Pasqua verrete svegliati all’alba da esplosioni che sembrano fucilate, ma sono “solo” dei petardi grossi come meloni che annunciano il passaggio della processione: anche qui le statue dei santi vengono trasportate a spalle per le vie cittadine, su piattaforme decorate con cornici e piume variopinte. I fedeli qui sono vestiti con gli abiti tradizionali, coloratissimi, parlano l’idioma Maya più che lo spagnolo, e quando vanno in chiesa a volte si portano anche il cane o la gallina per farli benedire. Nel frattempo, nella piazza antistante la chiesa il mercato brulica di attività, mentre le processioni si fanno strada fra bancarelle che vendono artigianato locale. Un tizio che precede la processione fa esplodere un petardo dal frastuono assordante in mezzo alla folla. Nessuno sembra particolarmente turbato da questa pratica pericolosissima, a parte la sottoscritta che si sente come se le avessero trafitto i timpani con un ferro da calza. Ma questo non ha penalizzato il mio spirito d’iniziativa, infatti mi sono comprata una coperta ENORME a righe colorate, pesantissima, grande abbastanza per ricoprire l’intero quartiere in cui abito; l’ho pagata 30 dollari americani, quindi non è che abbia fatto questo grande affare, e in più me la sono portata in giro nel mio micro bagaglio a mano per 18 giorni, imprecando copiosamente ogni volta che dovevo chiudere la cerniera. Però adesso la coperta colorata in stile Maya è lì che mi guarda e mi dice “che bella idea che hai avuto a comprarmi, dove pensavi di mettermi, visto che la tua camera è tutta in stile giapponese??”. E io invece la metterò proprio sul letto giapponese, dove ci sta malissimo, a perenne ricordo della mia imbecillità.
Ma ritorniamo al punto: il Guatemala è un bel posto? Ma certo. Ha una natura molto bella, il lago Atitlàn circondato da vulcani, le bellissime piscine naturali di Semuc Champey in mezzo a una gola ricoperta di foresta, in cui svolazzano farfalle blu grandi come piccioni (be’ non proprio, ma quasi), ma soprattutto ha il sito archeologico Maya di Tikal. Ci si arriva con una ventina di minuti di cammino nella foresta, sopra la vostra testa fra i rami vedrete tucani e scimmie urlatrici e nel frattempo verrete spolpati vivi dalle zanzare. Mi ero portata il famigerato repellente per insetti australiano di cui ho parlato alcuni articoli addietro, quello con mille avvertenze perché probabilmente è molto più dannoso delle punture di zanzara. Ha funzionato un po’ meglio che in Australia, ma sono stata ugualmente massacrata. Fatevene una ragione, fate finta che le punture siano un souvenir di viaggio. Le zanzare guatemalteche non temono nulla. La malefiche vampire non guasteranno comunque la vostra visita a Tikal. Io ho avuto la fortuna di andarci nel pomeriggio, per ragioni a me ignote eravamo solo una decina di visitatori in tutto il sito, e l’atmosfera era magica: l’ora del tramonto sulle piramidi a gradini alte fino a 40 metri è un’emozione che dà i brividi. Oltretutto, per la rubrica “Forse non tutti sanno che…”, vi dirò che a Tikal hanno girato una scena de Il Ritorno dello Jedi, precisamente l’arrivo del Millennium Falcon sulla luna boscosa di Endor. Quella dove ci sono gli Ewoks, quegli adorabili orsetti pelosi che si schierano coraggiosamente al fianco dei Ribelli contro le truppe imperiali. Se siete dei fans della saga di Guerre Stellari capirete la mia emozione, altrimenti penserete che sono una nerd irrecuperabile e quindi non vi tedierò oltre (per la cronaca, Endor in elfico significa “Terra di Mezzo”. Gli appassionati di Tolkien capiranno. E qui mi fermo). A Tikal ho alloggiato in un piccolo resort nel bel mezzo della foresta, e la sera proprio fuori dalla mia stanza ho trovato il ragno più orrido e gigantesco che abbia mai visto in vita mia. Era nero e peloso, grande come la mia mano aperta, e quando i miei vicini di stanza hanno chiamato il gestore del resort, lui si è fatto una grassa risata di fronte al nostro attacco di follia isterica: “ahah ma dai, non è pericoloso, non fa niente”, e con un manico di scopa l’ha mandato via. Sì non sarà pericoloso, ma intanto tu lo scacci con un bastone lungo due metri, eh??
Ecco una domanda che mi sono sentita rivolgere spesso: com’è la gente? È un posto pericoloso? Dunque, la maggior parte della popolazione è di origine Maya, è un popolo molto gentile, ospitale, di instancabili lavoratori con un grande senso della dignità ma anche una composta rassegnazione nei confronti dell’avvicendarsi di governi inetti e corrotti, che spesso hanno conquistato il potere con sanguinosi colpi di stato. Personalmente non ho avuto nessun problema con la sicurezza, anche se mi sono tenuta alla larga da Guatemala City, che a quanto pare è un posto pericolosissimo. Ci sono dovuta passare vicino, assaggiando il traffico assurdo della periferia. Ho avuto il tempo di notare le guardie armate di mitra o fucile a pompa e giubbotto antiproiettile non solo davanti alle banche, ma anche davanti ad autogrill, sui camion e ai distributori di benzina. In questo caso ad agghindarsi in assetto da battaglia erano i benzinai stessi, che facevano il pieno con il fucile a tracolla. Ora, io non me ne intendo di armi, ma quale sia l’esito di un’interazione fra scintilla di sparo e vapori di benzina, è meglio non saperlo. Credo sia l’approccio denominato “muoia Sansone con tutti i filistei”. Comunque non è che tutte queste armi mi abbiano rassicurata, vi dirò. A quanto pare si sta cercando di risanare il problema della delinquenza, ma alcune zone sono ancora off limits a causa di aggressioni da parte dei banditi (vi risparmio gli aneddoti truculenti che mi ha raccontato la guida, mostrandomi il segno di una coltellata sul collo).
Ma non fatevi dissuadere dalla paura, affidatevi ad una guida locale per sapere quali sono le zone sicure e osservate le regole del buon senso e non avrete nessun problema. Il Guatemala è un paese bellissimo, con una ricca cultura e una natura rigogliosa, dove tra l’altro si mangia molto bene, il che non guasta mai.
Se poi trovate un repellente efficace contro le fameliche zanzare guatemalteche, fatemelo sapere.
Sarah Baldo
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