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Leader a rilento

Creato il 09 agosto 2011 da Fabio1983
Obama se la prende con le agenzie di rating, Berlusconi con gli isterismi dei mercati, ma la solfa non cambia. Nessun leader è disposto ad ammettere per il proprio Paese una crisi che ormai al buio non è più. Le elezioni negli Stati Uniti si avvicinano e la congiuntura avrà se non altro il merito di riportare la dialettica politica a portata di cittadino. Il clima post 11 settembre, che poi a ben vedere tutto ebbe inizio da lì, ha esasperato le recenti campagne elettorali salvo registrare colpi di coda all’ultimo (nel 2004 parte dello scarto di Bush su Kerry avvenne sui temi etici). L’indomani dell’uccisione di Bin Laden avrei scommesso a occhi chiusi sulla rielezione di Obama. Oggi, al contrario, non saprei. Certo, i repubblicani ci stanno mettendo molto del loro ed è improbabile, con questi presupposti, immaginare una débacle totale del presidente. Ma non si può non tenere conto, appunto, del declassamento degli Stati Uniti deciso da Standard & Poor’s, della Cina (tra i suoi maggiori creditori) che ormai guarda l’America dall’alto verso il basso, della disoccupazione che è in leggero calo, ma sempre consistente (tant’è che Obama ha proposto misure quali sgravi fiscali sul lavoro dipendente e sussidi di disoccupazione, troppo tardi secondo alcuni analisti). Il reddito delle famiglie è calato del 4% e la produzione industriale del 7, scrive inoltre Massimo Gaggi. Non è tutta colpa di Obama, ovviamente. Ma l’inquilino della Casa Bianca paga un imperdonabile ritardo, lo stesso che ha caratterizzato le politiche europee degli ultimi mesi. Almeno lui, però, corre il rischio di parlare a Borsa ancora aperta…

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