Dopo la chiusura della darsena di San Cataldo ai diportisti - di per sé già uno scandalo che avrebbe meritato maggiore attenzione da parte dei media e dell'opinione pubblica per i riflessi sia sull'occupazione dei dipendenti che per l'economia di una città - che rappresenta la fine di un'era durata decine e decine d'anni, si sta compiendo l'ennesimo scempio per la marina, che come noto ricade nel feudo del territorio del comune capoluogo.L'abbandono totale in cui versa lo specchio d'acqua in cui per lustri e lustri venivano ormeggiate le barche da diporto degli appassionati del mare, la maggior parte residenti a Lecce, ma anche tranquillo approdo per piccole imbarcazioni che si fermavano per una sosta lungo il Canale d'Otranto, è arrivato ad un limite che riguarda soprattutto l'igiene pubblica dell'intera marina in quanto l'accumulo d'alghe e le acque stagnanti hanno determinato olezzi di ogni tipo ed il richiamo di ratti di grosse dimensioni che costituiscono, per l'appunto un serio problema di salute collettiva specie nel periodo di maggior afflusso di concittadini e turisti nelle residenze estive.
E' lo specchio, quindi, di un vero e proprio fallimento per l'intera amministrazione leccese che nonostante le promesse di soluzioni definitive non è pervenuta a nulla e l'estate 2015 verrà ricordata negli annali della comunità leccese come la prima stagione senza la "Darsena".Una vergogna che merita, quindi, per Giovanni D'Agata, presidente dello " Sportello dei Diritti ", un intervento immediato ed in prima persona del primo cittadino o le sue dimissioni in caso di ulteriore silenzio o false promesse.
Lecce, 13 giugno 2015
Giovanni D'AGATA