Lecco, Terra Insubre alla guerra per i cartelli in lingua lombarda:
Foto mstefano80Il sindaco di sinistra decide di rimuove quelli bilingue:”Contrari al Codice”, ma poi svela “sono un marchio”. L’associazione culturale:”Si vogliono estirpare le nostre radici”
Per i contrari si tratta di cancellare le proprie radici, disconoscere una lingua romanza – e non un dialetto – evidentemente non tutelata e suscitare lo sdegno di chi considera il suo territorio un patrimonio da tutelare in tutte le sue forme.
A Lecco tiene banco l’eliminazione dei cartelli bilingue all’entrata della città. Spariti. Il Comune in questi giorni li ha fatti togliere lungo le strade di accesso: il cartello a tinte marroni con la scritta “Lecch” è stato ripudiato dallo stesso sindaco Virginio Brivio che ha addotto due livelli di spiegazioni.
La prima che quel cartello, così come quelli con i nomi della città gemellate, sarebbero contrari al Codice della strada; la seconda, quella che a molti appare la vera causa dell’operazione, che la scritta “Lecch” rappresentava una sorta di “marchio” che non avrebbe “nulla a che vedere con la vera conoscenza del dialetto” (lingua lombarda, sindaco Brivio, lingua lombarda, n.d.r.) nonché un’esercizio di “esibizione” politica.
Da qui un forte dibattito che in queste ore si sta sviluppando, dividendo la cittadinanza tra favorevoli e contrari alla scomparsa dei cartelli.
Ad opporsi non solo i rappresentanti politici della Lega Nord attraverso il capogruppo in Consiglio comunale,Cinzia Bettega, ma anche la sezione lecchese dell’associazione culturale Terra Insubre coordinata sul posto da Maria Vittoria Sala.
“Ci teniamo a ribadire l’importanza della lingua madre come fattore che contraddistingue l’identità di una comunità e come patrimonio inestimabile della stessa – spiega la responsabile della sezione di Terra Insubre -. Facciamo presente che, sebbene il lombardo venga erroneamente considerato un dialetto dell’italiano a volte anche dai suoi stessi parlanti, i linguisti lo annoverano tra le lingue romanze e attribuiscono la qualità di dialetto alle sue varianti (milanese, brianzolo, laghée…). Purtroppo lo Stato italiano non riconosce un regime di bilinguismo ufficiale nei nostri territori e nemmeno riconosce alla lingua lombarda il rango di minoranza linguistica tutelata. Il risultato è che, sotto la livella delle forze globalizzatrici e omologatrici di quest’epoca storica, sempre un minor numero di persone parlano lumbard e l’UNESCO lo ha definito una lingua in serio pericolo di estinzione”.
Da qui Terra Insubre considera il gesto dell’amministrazione comunale lecchese “ancor più deplorevole: la furia legalista e giacobina con cui si è mobilitata per sanare una violazione del codice della strada è di tutta evidenza un tentativo malcelato di estirpazione delle radici lombarde della città di Lecco.
Sembrerà ai più un fatto banale, ma il valore simbolico della rimozione dei cartelli in lombardo è devastante – continua Maria Vittoria -. E’ uno sfregio a sentimenti ed affetti collettivi, la cui vitalità a certe latitudini preoccupa più che ad altre. E far dimenticare a un popolo chi è e da dove viene è l’arma più potente per condannare la sua esistenza all’oblio della storia”.
“L’amministrazione comunale, mettendo in atto questa rappresaglia antidentitaria – conclude Maria Vittoria Sala – ha dimostrato di essere asservita al progetto mondialista di sradicamento e massificazione socio-culturale pianificato dai poteri forti nemici dei popoli.
Noi di Terra Insubre non dimentichiamo che Lecco è primariamente lombarda e che il lombardo è la lingua che storicamente si parla su questo ramo del Lago di Como da ben prima che fosse imposto l’italiano come lingua franca. Conservarla e non dimenticarla è una garanzia della nostra esistenza. Estirparla è incomprensibile”.
fonte: http://www.ininsubria.it/lecco-terra-insubre-alla-guerra-per-i-cartelli-in-lingua-lombarda~A9114
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