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CELEBRATION DAY
La reunion dei Led Zeppelin all'O2 Arena di Londra il 10 dicembre 2007 è stato un evento che ha generato un interesse ed un'attenzione fuori dalla norma tanto che ne è stato fatto un film proiettato in anteprima nelle sale di tutto il mondo il 17 ottobre scorso. Chi ha visto il film o ha avuto la fortuna di partecipare direttamente allo show ha avuto parole entusiaste, io mi limito a recensire, all'oscuro della parte visuale, il doppio CD audio che ne è stato ricavato. 16 brani tra i più famosi del repertorio dei Led Zep, il grande inizio con Good Times Bad Times e Ramble On rispettivamente dal primo e dal secondo album del gruppo e poi via con il riff torcibudella di Black Dog qui in versione granitica da far impallidire i Gov't Mule e la tempesta elettrica di In My Time Of Dying con Jimmy Page che si diverte a slidare e distorcere prima che la sezione ritmica diventi una acciaieria. For Your Life è muscolosa come mai, con la batteria implacabile di Jason Bonham, degno figlio del padre, il martello degli Dei, Trampled Under Foot, ripescaggio di Physical Graffiti, è contrassegnato dal lavoro di tastiere di John Paul Jones, forse il più fresco dei tre originali Zeppelin. Robert Plant ha difatti perso il suo falsetto giovanile ma riesce a stare al gioco con l' abilità del grande cantante, la sua voce è più aspra e disperata ma riesce a far volare alto il dirigibile anche se ormai sembra più a suo agio in lavori meno "esuberanti" tipo il disco con Allison Krauss e quello con Band Of Joy, Jimmy Page è quello più invecchiato di tutti, non tanto per i suoi capelli bianchi ma perché il suono della sua Gibson ha perso lo smalto e la limpidezza di un tempo. Gioca di forza e di durezza, il suono è sporco, cruente e monocorde, non c'è l'eleganza di una volta quando pur in mezzo alla tempesta di watt sapeva essere lirico, fantasioso, geniale. Oggi è solo la copia di se stesso, ad alcuni può anche bastare visto che l'originale è un musicista che tra il 1972 ed il 1975 è stato il miglior chitarrista sulla faccia della terra, almeno per quanto riguarda il rock, ma dopo un'ora non ne puoi più della sua violenza e delle sue raffiche.
Nobody's Fault But Mine è tosta da morire, una spada nella roccia, No Quarter è tra le cose migliori del concerto forse perché allenta la tensione col suo inizio etnico ed esoterico, l'ottimo lavoro di piano e tastiere di John Paul Jones, il canto di Plant e l'assolo di Page, qui finalmente in grado di evocare la sua bravura senza ricorrere alla forza.
Since I've Been Loving You è un altro dei pezzi topici non fosse altro perché è un blues dall'inizio memorabile, l'entrata a bruciapelo della chitarra di Page è una delle meraviglie della storia del rock, la versione di Celebration Day mantiene la sua adamantina bellezza, la band è compatta e ispirata, piovono gli applausi a dimostrazione della loro grendeur quando si tratta di miscelare il blues ed il rock con gli squarci lirici.
Gli undici e passa minuti di Dazed and Confused sono l'esaltazione di caos organizzato creato dai Led Zep nei loro show, oggi un brano così suona datato, al tempo era dimostrazione dell'estremismo sonoro della band ben prima che il metallo diventasse una delle Chiese del rock, oggi si fatica a sentirlo più di una volta. In Stairway To Heaven Plant regge bene mentre Page fatica, il suo celebre assolo è la pallida copia di ciò che abbiamo imparato a memoria "suonando" da ragazzini davanti allo specchio un manico di scopa o una racchetta da tennis. Una volta scesi dal paradiso il diluvio si abbatte sull'02, in sequenza arrivano una stentorea The Song Remains The Same, una bella Misty Mountain Hop, l' apocalittica e visionaria Kashmir col suo riff stordente ed il suo eco wagneriano, un altro highlights della serata ed il bombardamento della convulsa Whola Lotta Love e della tesa Rock and Roll.
Vederli di nuovo dal vivo dopo 27 anni deve essere stata senza dubbio una "esperienza" ma sentirli attraverso questo doppio Celebration Day si percepisce un' impressione di stanchezza, di pesantezza e di inutile forza bruta. Il loro sound ha pagato un alto prezzo al tempo, in termini di durezza e di potenza alcuni loro epigoni sono andati ben oltre, quando i Led Zep se ne sono andati nel 1980 non erano più all'apice della loro creatività ma avevano prenotato un posto nell'eternità del rock, per quello che avevano inventato e per come avevano suonato e , come affermò una volta Elvis Presley, per quante groupie si portavano al seguito. Forse era più sensato lasciarli congelati in quell'era, se avevano fegato sarebbero rimasti sul palco ad invecchiare davanti al pubblico con le rughe, i litigi e gli acciacchi , come i più "onesti" Rolling Stones. Non l'hanno fatto, adesso è troppo tardi.
MAURO ZAMBELLINI
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