Diventare grandi significa buttarsi alle spalle la propria innocenza.
E’ un percorso strano.
Un processo lungo, un processo che per quanto sofferto e a volte guardato con timore non può essere evitato. E’ un decorso naturale frastornante, che per quanto ci possa cogliere impreparati, comunque, ci coglie. E finisce che magari neanche ce ne siamo accorti che il passato è già diventato passato, che l’ultima giornata al parco a rincorrersi solo per il gusto di farlo neanche ce la ricordiamo più, e quelle risate dal suono naturale sono già diventare più rarefatte, più meccaniche, più a comando che ad istinto. Tutto è già “stato”, il battito di ciglia che abbiamo provato a fermare all’ultimo se l’è portato via, e di quel periodo rimane solo la dolce e malinconica memoria.
Tutto questo, per quanto rapido, accade. E può accedere nella più prospera tranquillità, creata da una società che ci ovatta, ci tutela. e ci permette di poter affrontare questo periodo transitorio nella maniera spensierata che gli è consona. Ma, in una società diversa, in una società allo sbando, in una società dove l’umanità è morta, putrefatta, alla merce del suo più ancestrale istinto di sopravvivenza…ci si potrà ancora permettere il lusso di questa innocenza?
Il Dlc di TLOU, ‘Left Behind‘ parla proprio di questo. Di quel periodo in cui l’innocenza è un lusso, quasi un remoto e assurdo eco , ma che ad ogni modo è presente, viva, e da sola trova la forza di crearsi il suo spazio anche nella più scostante delle situazioni. Ritagliata, strappata per metà ai bordi di un foglio troppo imbrattato e lurido, ma comunque ugualmente pregna della suo steso puro e illibato candore.
La ritroviamo così nei ricordi di Ellie, background portante narrativo in cui rivivremo con lei l’intenso e profondo rapporto di amicizia avuto con Riley, compagna di giochi ai tempi dell’accademia. E mentre la fase action è lasciata. esattamente come la ricordavamo (ed anche più succosamente difficoltosa), all’arco storico futuro in cui la Ellie cresciuta proverà a salvare Joel dopo la ben conosciuta rovinosa caduta che gli è quasi costata la vita, in quei lontani ricordi non ci renderemo conto che il mondo che contorna la vita di queste due giovani ragazze è sostanzialmente lo stesso. E a differenziarlo sono proprio loro, tramite la loro pura e semplice visione bambina.
Il loro gioco è spontaneo, la loro straripante energia permette al giocatore di accompagnarle in queste passeggiate fatte di barzellette, di scherzi, di bighellonate e di spensieratezze. Ogni elemento scenografico sarà un’occasione di dialogo che porterà le due a ricucire via via il loro rapporto seppellendo le vecchie cicatrici sempre più in fondo; che sia una giostra, un negozietto di oggetti da festa, una macchina a cui lanciare sassi o una cabina fotografica in cui perdere tempo godendosi un po’ di sciocchi autoscatti. Ed eccolo il lusso dell’innocenza che torna a galla imperterrito, così distonico in queste ambientazioni rarefatte, ma, proprio per questo, così coinvolgente e malinconicamente indimenticabile.
L’approccio narrativo altalena continuamente tra le cicatrici delle due amiche che non riusciranno a reggere il filo sottile di una tensione avvertita per tutta la sessione di gioco, e porteranno alla luce un rapporto ferito, caratterizzato dalla paura dell’abbandono e dalla necessità reciproca di tenersi vicini, per non dire addio a quei pochi momenti di allegrata spensieratezza che solo dove c’è un’amicizia così forte possono nascere ( il rapporto tra Ellie e Riley è già un’icona, forse il più forte mai visto in un videogioco). L’ unico strumento utile a ricacciare di nuovo lontano le visioni di quel mondo orribile alla quale appartengono sta in quei balli sfrontati e rumorosi, ignoranti dei pericoli perchè troppo importanti per rimanere a galla.
La sceneggiatura è, nuovamente, la vera colonna portante dell’opera. Alla giovane Ellie, quella futura si contrappone con una durezza che dimostra e ancora di più sottolinea il percorso di crescita del personaggio, messo costantemente alla prova dagli eventi drammatici che fin dal passato hanno iniziato ad indurire un carattere già granitico.
Tutta la vicenda però non sarebbe di così grande impatto se non fosse caratterizzata da un’alternanza perfetta di momenti ancora più crudi rispetto a quelli del capitolo originale. L’esplosione romantica del finale è poi un contraltare perfetto, un’osanna, un inno alla forza di trainarsi continuamente tra questi giorni grigi e insostenibili, un sapiente metodo per far capire la genesi di tutta quella forza che per il personaggio era sempre stata data per assunto, mentre ora trova finalmente un motivo (e un volto) vero e proprio.
Ma i Naughty Dog non contenti del già eccelso risultato raggiunto con lo storyboard, rincarano la dose inserendo dei momenti che vanno al di là della bellezza dell’opera stessa, toccando temi di puro carattere meta-videoludico, in cui si evidenziano la pura forza di narrazione e immaginazione; un messaggio d’amore sincero per il videogioco, e totalmente in antitesi con il prodotto stesso, ma, proprio per questo, così focale nel non abbandonare nonostante l’evoluzione di cui si fa portare, quell’unico filo comune denominatore che ogni videogioco, da sempre, porta con sé.
Left Behind ricorda una volta di più come il marchio TLOU nel mondo videoludico sia ancora una cosa totalmente a se stante.
Nonostante i passi enormi che questo medium fa, giorno dopo giorno, questa particolare opera rimane ad un livello tutt’ora irraggiungibile, distante anni luce da qualunque altra cosa provi anche solo a ricalcarne i contenuti.
Un emozionante e crudo scontro tra una fine del mondo acerba, tremendamente realistica, e, proprio per questo, così toccantemente parte di ogni giocatore che avrà la fortuna di provare ad immergercisi. Ancora più del capitolo originale, Left Behind sottolinea la forza e la voglia di dare un messaggio di speranza proprio quando essa sembra sepolta sotto kili di macerie, più prossima all’estinzione che alla resurrezione; un racconto spietato in cui l’amaro romanticismo di cui si fa portatore riesce a rompere le catene della disperazione, una storia che ricorda come un mondo malato possa essere tenuto a bada da quel coraggio nato da un innocenza, che, nonostante non abbia più una base logica per esistere, continua a sopravvivere in noi.
Link alla recensione di The Last of Us