Il rapporto denuncia “la ferita rilevantissima al paesaggio” inferta dalle 15mila cave -incluse le 13mila dismesse e quelle abbandonate che colpisce 2.240 comuni italiani. Nove regioni sono senza piani-cava, in Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata si estrae gratis ed il fenomeno interessa ben 2.240 comuni. Inoltre, si legge,13mila cave risultano dismesse o abbandonate. Preoccupanti, sono definite le situazioni di Veneto, Abruzzo, Molise, Campania, Friuli Venezia Giulia e Piemonte,dove, oltre le citate regioni, non e’ in vigore un piano cave e dove tutto il potere e’ nelle mani di chi concede l’autorizzazione.
E’ questo un sistema privo di regole, sostiene la Legambiente, dove a fronte di un ricavo annuo dei cavatori da 1 miliardo e 115 milioni di euro dovuto alla vendita di sabbia e ghiaia, alle Regioni vanno 36 milioni di euro di canoni di concessione.
Il responsabile sezione urbanistica dell’associazione ambientalista Edoardo Zanchini sottolinea quanto importante sia l’urgenza di “ripristinare la legalita,’ soprattutto nel Mezzogiorno, area in cui l’attivita’ di cava “ e’ assurdamente gratuita e dove il peso delle ecomafie nell’intero ciclo del cemento e’ decisamente inquietante”.
Occorrono nuove regole e nuove soluzioni che consentano all’attivita’ estrattiva di diventare un settore di punta della green economy anche facendo a meno delle cave e puntando invece sul recupero degli inerti provenienti dall’edilizia come gia’ succede in altri Paesi europei. L’associazione ritiene infatti che si possano raggiungere risultati molto significativi imponendo l’obbligo di utilizzare al posto dei materiali da cava, per infrastrutture e costruzioni, quelli provenienti dal riciclo degli inerti edili: in Italia si utilizza solo il 10% dei materiali riciclati provenienti dall’edilizia .
Da questa iniziativa, anche l’occupazione avrebbe i suoi vantaggi: se una cava da 100mila metri cubi l’anno impiega in media 9 addetti, un impianto di riciclaggio di inerti della stessa dimensione ne occupa piu’ di 12. ogni anno. Legambiente auspica dunque un adeguamento del canone in tutte le regioni al prezzo medio pagato oggi.
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