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Legambiente: persi 720 chilometri di suolo

Creato il 20 maggio 2014 da Webnewsman @lenews1
Pubblicato da Paolo Somà

La grande contraddizione dell’Italia, una delle grandi contraddizioni perché ovviamente non è la sola né la più macroscopica, è quella che vede da un lato la mega cementificazione del territorio e dall’altro la spaventosa “emergenza casa”.
E’ di questi giorni la presentazione da parte di Legambiente dei dati sul consumo del suolo in Italia: un rapporto che evidenzia come, in soli tre anni, siano stati “persi” 720 chilometri di terreno, fenomeno che Legambiente definisce, non a torto, “epidemia cementificatoria” che poco ha a che fare con la crisi del mattone e che stride mostruosamente con l’emergenza casa, che invece riguarda 650 mila nuclei familiari.

Quanto la mancanza di un alloggio o di un’abitazione sia un problema drammaticamente reale lo si è visto Il 13 maggio, quando il “movimento per la casa” ha manifestato a Roma, opponendosi al “piano casa” proposto dal Governo il medesimo giorno, denunciando nel contempo la situazione abitativa nella capitale. Qui, in base ai rilevamenti della Cgil ci sono 50 mila famiglie che rischiano di perdere il diritto alla propria abitazione non riuscendo a saldare i mutui o l’affitto.

Il decreto legge del “piano casa” prevede uno stanziamento di 1 miliardo e 741 milioni di euro per sostenere affitti concordati, il potenziamento dell’offerta di alloggi popolari e l’incremento dei fondi per l’edilizia popolare. Il piano stanzia 100 milioni nei prossimi due anni per il fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione e 226 milioni per il fondo per gli inquilini morosi incolpevoli, ma contemporaneamente diviene uno strumento repressivo quando recita: “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge” quindi chi occupa alloggi non potrà più chiedere la residenza o l’allacciamento alle forniture di acqua, gas ed energia elettrica, venendo cancellato per cinque anni dalle liste per l’assegnazione delle case popolari.

L’altra faccia della medaglia è altrettanto oscura e genera il paradosso di uno stato cementificato all’eccesso, ma con un cemento privo apparentemente di scopo visto che poi dentro nessuno ci vive.
Lanciando il sito stopalconsumodisuolo.crowdmap.com, Legambiente fornisce dati agghiaccianti dal punto di vista della distruzione del territorio da parte di progetti edilizi, lottizzazioni, autostrade.

“Negli anni – scrive Legambiente nel suo rapporto – ’50 il consumo del suolo era pari al 2,9%. Oggi siamo al 7,3% l’anno. Dei 22 mila chilometri quadrati urbanizzati in Italia, il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie. Tra le città con le superfici più cementificate troviamo Napoli e Milano (con oltre il 60%) seguite da Pescara e Torino (oltre il 50%) e poi da Monza, Bergamo, Brescia e Bari con oltre il 40% di superficie impermeabilizzata. Rispetto alla riqualificazione urbana sono ”oltre 2,5 milioni gli edifici residenziali sui quali sarebbe urgente intervenire; 865 mila sono gli edifici residenziali in aree ad alto rischio sismico, per un totale di circa 1,6 milioni di abitazioni, mentre il totale degli edifici residenziali a rischio medio ed alto raggiunge i 4,7 milioni, con punte elevatissime in Sicilia (1,2 milioni) ed in Campania (800 mila edifici)”. Gli edifici residenziali a rischio frane ed alluvioni sono oltre 1,1 milioni (2,8 milioni di abitazioni e 5,8 milioni di persone che ci abitano), in particolare in Campania ed Emilia-Romagna”.

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