“Quando si fa bella figura, classificandoci primi in Piemonte tra le città medie, non si può che essere soddisfatti”, ha commentato il sindaco Piercarlo Fabbio, “confermando però la determinazione a portare avanti il lavoro avviato per aumentare costantemente la qualità della vita degli alessandrini. I buoni risultati ottenuti su alcuni indicatori significativi dimostrano che abbiamo intrapreso la strada giusta attraverso scelte politico-amministrative mirate, impegnandoci comunque a migliorare ancora di più, al di là di quanto già fatto, in ogni settore”.
Ma con quale criterio Legambiente stabilisce tutto ciò? Quali sono gli indicatori? Niente di fantasmagorico: annualmente, l’ente invia alle amministrazioni comunali una sorta di “censimento” da compilare riguardante politiche ambientali, trasporti, verde urbano, energia, aria, acque eccetera, che va rispedito al mittente entro i termini stabiliti. Contraffazioni dei dati, risposte non fornite, lacune e ritardi comportano una penalizzazione della città in questione nella classificazione finale. Tutti i dati sono dunque forniti dalle amministrazioni e “girate” direttamente a Legambiente.
Sotto un punto di vista nazionale però, la situazione non è così rosea come ci si potrebbe aspettare osservando i casi locali: la qualità ambientale in Italia non eccelle, anzi. Ecco cosa si legge nel comunicato ufficiale di Legambiente stilato in vista dei risultati emersi nel rapporto appena presentato: “ Città italiane in stallo per la qualità ambientale. E anche poco sicure, sì, ma per i rischi legati alla cattiva qualità dell’aria, che solo nei grandi centri causa 8.500 morti l’anno, per la congestione da traffico, che vede le città in testa per numero d’incidenti (76%) e feriti (72,6%), per le abitazioni costruite male o nel posto sbagliato, per le fabbriche a rischio d’incidente rilevante, presenti in ben 48 capoluoghi italiani”.