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Buone notizie dal fronte legislativo: la legge Controesodo per il rientro dei giovani professionisti “under 40″ residenti all’estero da almeno due anni è pienamente operativa. Lo ha reso noto il sito ufficiale dei promotori legge, in questo “post” (clicca per leggere).
L’ultimo tassello è giunto con il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, che potete leggere collegandovi a questo link. In precedenza, anche il Ministero degli Esteri e il Ministero dell’Economia avevano emanato i rispettivi decreti attuativi (pur con mesi e mesi di ritardo). Sulla base della legge, dei decreti attuativi e dei provvedimenti fiscali, dovrebbe -a questo punto- essere definitivamente possibile poter usufruire pienamente della legge. Usiamo il condizionale, consci che la burocrazia italiana è sempre pronta a imbastire sorprese…
Scrivono i promotori del provvedimento, meritevoli di aver fatto approvare una legge pensata veramente nell’interesse comune: “si tratta di un provvedimento perfettibile e, come ogni legge, che affronta una piccola parte dell’emergenza del nostro Paese. In un panorama di questo tipo ci inorgoglisce sottolineare come noi (cioè noi collaboratori insieme a voi amici e sostenitori) siamo riusciti a creare un, piccolo, pezzetto di Paese nuovo. Cosa che, visti i tempi, somiglia quasi ad un piccolo miracolo. Tanto più che la grande partecipazione registrata in tutte le tappe, reali e virtuali, del nostro viaggio racconta di giovani italiani per niente disinteressati né alla politica né al loro futuro, e di certo nemmeno al mondo del lavoro“.
I promotori di Controesodo si apprestano a lavorare sugli altri quattro disegni di legge ancora in cantiere: “Talenti welcome”, “Learn & Back”, “Scudo Fiscale Nord-Sud”, “Investimenti Italians”. Per tutte le informazioni, potete cliccare a questo link.
Ma non è il solo fronte, dove purtroppo occorrerà lavorare. L’Italia resta un Paese dove…:
-come denuncia una lettera al quotidiano “La Repubblica”, se un 35enne con esperienza di lavoro in Uk (presso Barclays) invia un curriculum in inglese a un’agenzia di recruitment basata in Italia, si vede rispondere: “Apprezziamo lo stile, ma visto che chi raccoglie i dari è un’italiana che non parla l’inglese, e visto che questa è l’Italia, rinvii il tutto in lingua indigena, per ora il suo cv è stato eliminato. Cordialmente“. Bell’esempio di ipocrisia e ignoranza. E se ne vanta pure, certa gente, della sua ignoranza… Perché non cominciamo ad “eliminare” chi ragiona così?
-dove solo il 76,6% dei laureati italiani tra i 20 e i 64 anni lavora, contro l’88% della Svezia, l’87% di Olanda e Germania, l’86% di Lituania, Slovenia e Danimarca. Ci batte solo la Slovacchia! Un perfetto esempio di investimento in capitale umano qualificato… alla faccia di tanti bei discorsi.
-dove, a forza di parlare di liberalizzazioni (che sprigionerebbero crescita e dinamismo), siamo riusciti solo ad incrementare di due punti l’indice di apertura del mercato – dati dell’Istituto Bruno Leoni. Tv e telecomunicazioni, trasporti, servizi idrici, sono i servizi meno aperti alla concorrenza. Gli ordini professionali non si schiodano rispetto al mercato, insensibili alla modernità e alla globalizzazione. Un lascito medioevale, di cui occorre cominciare a vergognarsi.
-dove -dati del rapporto Fraser Institute sulla libertà economica- continuiamo a perdere posizioni in classifica: dal 66esimo al 70esimo posto. I vincoli all’economia e il peso dello Stato imbrigliano il Paese. Il rapporto dimostra come -a più libertà economica- si associ, solitamente, un maggiore reddito pro-capite.
-dove un dipendente su dieci lavora in nero. Parliamo di oltre due milioni e mezzo di lavoratori. Roba da Terzo Mondo. L’economia sommersa ammonta a oltre 255 miliardi di euro (dati Istat).
-dove essere un professionista del mondo dello spettacolo è ormai considerato un hobby, non solo nel sentire comune, ma anche per l’Inps(!) Che ha pensato bene di togliere a queste categorie professionali l’indennità di disoccupazione. Una vergogna, per un Paese che dovrebbe fare della cultura la propria bandiera.
-dove, per effetto di tutto ciò e di decine di migliaia di altre arretratezze, la crisi ci sta facendo pagare un prezzo altissimo. Pure il Governo si è dovuto rassegnare, tagliando le stime di crescita del Pil al +0,7% per il 2011 e al +0,6% nel 2012. Ridicole… e per di più intrise di ottimismo.
Questo è un Paese che non cresce più, dopo aver represso per due decenni ogni accenno di meritocrazia e valorizzazione dei suoi giovani professionisti. Gli outsider, non i cooptati e raccomandati… Un Paese ormai in ginocchio. Riusciranno i talenti di rientro (se mai accetteranno la sfida) a risollevarlo? Per domani vi annunciamo -su questo blog- una bella lettera. Scritta da un professionista italiano in UK: ci spiegherà perché i nostri “expats” non intendono tornare.
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