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Legge sull’editoria: DDL Levi n. 2281-B – Lettera al Presidente Napolitano

Creato il 04 agosto 2011 da Maclamente @liberamentenet

Prima di riportare il testo della lettera che vorrei sottoporre alla vostra attenzione perchè ritengo molto significato e importante, un breve premessa: ne ho viste di cose strane in questi miei anni di vita e pensavo che si fosse arrivati a un punto tale che difficilmente sarebbe potuto uscire e essere approvato altro che in qualche modo danneggiasse le persone e invece…c’è!

Sto parlando della Legge DDL Levi n. 2281-B, una legge che mette in serio pericolo il consumo di libri, la loro lettura, il loro acquisto sia per l’utente finale sia per le associazioni.

Da quello che ho capito gli sconti sui libri saranno ridotti di tanto, tantissimo, e le varie iniziative cui siamo abituati a vedere verranno meno.

Ecco, non solo ci sono molte persone hanno seri dubbi ma il problema si stende a un livello nettamente più superiore perchè la Legge colpirà anche le biblioteche. E’ per questo che nell’articolo riporto la lettera che il presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche ha rivolto al Presidente della Repubblica, una lettera che fa riflettere tantissimo e che spero si diffonda, che se ne parli e che abbia seguito…

Testo della lettera:

al Presidente della Repubblica
ai Presidenti di Camera e Senato
ai Presidenti delle Commissioni cultura di Camera e Senato
e p.c. all’On. Levi
Signor Presidente,
desidero sottoporre alla Sua attenzione le conseguenze che la recente approvazione da parte del Senato della Repubblica del ddl Levi n. 2281-B, riguardante la nuova disciplina del prezzo dei libri, avrà sulle biblioteche italiane.
Il provvedimento dispone che la vendita di libri in favore di biblioteche, archivi, musei pubblici, istituzioni scolastiche e università (art. 2 c. 4 lett. b) possa essere effettuata con sconti fino ad una percentuale massima del 20 per cento sul prezzo di vendita fissato dall’editore. Questa previsione, che nelle intenzioni del legislatore deroga in senso positivo al tetto di sconto massimo fissato dalla norma (15 per cento), in realtà produrrà l’effetto opposto, compromettendo la possibilità di documentare adeguatamente nelle collezioni bibliotecarie la produzione editoriale corrente.
Le biblioteche, infatti, hanno goduto sino a questo momento di percentuali di sconto più elevate grazie alle politiche di vendita effettuate a loro favore direttamente dagli editori o dagli intermediari specializzati che competono sul mercato degli appalti pubblici di fornitura.
Questa situazione, determinata da dinamiche di libera competizione commerciale, ha compensato, almeno parzialmente, la significativa riduzione di risorse economiche disposta dagli enti titolari (lo Stato, gli Enti Locali e le Università in primis) a seguito degli interventi di contenimento della spesa pubblica emanati dal Governo; interventi che negli ultimi 5 anni hanno quasi dimezzato del peso delle biblioteche come acquirenti sul mercato editoriale, passato dal 5% del fatturato complessivo nel 2005 a circa il 3% nel 2010.
Da settembre, con l’entrata in vigore del DDL Levi, sarà come se sulle biblioteche d’Italia si abbattesse un’altra manovra finanziaria, che penalizzerà la possibilità di offrire servizi di accesso all’informazione e alla conoscenza di livello adeguato alle esigenze dei cittadini e toglierà strumenti di lavoro alla ricerca scientifica.
La nostra Associazione non è mai stata pregiudizialmente contraria all’esigenza di una regolamentazione che tutelasse le librerie indipendenti, un anello fondamentale nella filiera del libro e della lettura. Abbiamo tuttavia sottolineato l’esigenza di contemperare le specifiche esigenze dei diversi attori dell’intera filiera del libro, che non sono totalmente coincidenti.
La previsione di eccezioni per scuole e biblioteche, modellata su analoghi provvedimenti in vigore in alcuni Paesi comunitari, avrebbe dovuto tenere conto della carenza di politiche di sostegno, anche economico, da parte delle Istituzioni alle nostre biblioteche. Solo per fare un esempio relativo a due grandi aree metropolitane, l’indice di investimento pro-capite per il potenziamento delle dotazioni librarie nel 2008 era pari a 1,30 euro a Torino e 3,40 euro a Lione (dati IFLA – International Federation of Library Associations).
Per queste ragioni abbiamo sostenuto, inascoltati, la necessità di prevedere una piena esenzione per le biblioteche, che pur rientrando nella categoria dei “consumatori finali” rappresentano in realtà una categoria di mediatori della conoscenza e della cultura che agisce per rafforzare l’attitudine alla lettura e allo studio della popolazione e per favorire l’accesso ai prodotti editoriali; non, dunque, pericolosi concorrenti delle librerie ma preziosi alleati nella faticosa impresa di innalzare i livelli culturali della nazione e di aumentare la familiarità degli italiani con libri e lettura.
Le biblioteche offrono in forma gratuita un servizio pubblico di accesso alla cultura, alla conoscenza e all’informazione a tutti i cittadini, senza discriminazioni; forniscono un supporto a studenti, ricercatori e a quanti lavorano per creare le condizioni per una ripresa di competitività del Paese; conservano, valorizzano e trasmettono alle generazioni future attraverso le loro raccolte la memoria della nostra produzione culturale, che è il fondamento dell’identità nazionale. Temo che assolvere queste finalità a partire dal primo settembre sarà ancora più difficile.
Signor Presidente, se le biblioteche sono un bene comune come è possibile che una legge dello Stato non ne tenga conto?
Stefano Parise
Presidente AIB – Associazione Italiana Biblioteche

fonte: AIB – Associazione Italiana Biblioteche


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