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Leggende friulane Il tesoro dell'Orcul

Creato il 19 luglio 2012 da Emanuelesecco
Leggende friulane Il tesoro dell'Orcul
Quanto tempo è passato dall'ultima leggenda friulana? Mi risponderò da solo: sono passati più o meno due mesi. Troppo. Mi faccio schifo da solo.
Mi scuso con tutti, ma il fatto di non sapere quando si avrà un attimo libero per scrivere un post ha fatto scivolare lentamente l'appuntamento nell'oblio della dimenticanza (e di questo ne sono molto dispiaciuto).
Dai, però. Sono tornato, e oggi pubblicherò per voi l'ultimo capitolo, per il momento, per quanto riguarda la figura leggendaria dell'Orcul (link ai post precedenti: post1 e post2).
Rosazzo, paese nominato nella leggenda, si trova a circa metà strada tra Cividale e Cormons, nel Friuli centro-orientale.
Bon, bando alle ciance e diamo il via alla leggenda di oggi:
« A suo tempo l'Orcul volle visitare il Bosco Romagno presso Rosazzo, nelle cui vicinanze viveva un terribile avaraccio. Quest'uomo malvagio, cui si attribuiva perfino un assassinio commesso per avidità, aveva una figlia bella e virtuosa.
Poiché per denaro era disposto a sacrificare anche la propria figlia, un giorno disse all'Orcul: -Se mi procaccerai grandi ricchezze ti darò mia figlia in moglie-. L'Orcul lo prese in parola e lo condusse nel bosco. Fermandosi in una radura, disse al suo accompagnatore: -Qui sotto è sepolto un tesoro di oro. Mentre tu andrai a prendere la figlia io scaverò la buca. Fatti trovare qui al tocco della mezzanotte con la pariglia di buoi e con tua figlia-.
L'Orcul si mise subito all'opera: con le sue mani adunche scavava rimuovendo enormi quantità di terra e di sassi. Quando scese la notte l'imbuto scavato arrivava fino all'inferno. Da lì l'Orcul tirò fuori il tesoro e aspettò il futuro suocero. Nel frattempo costui era arrivato a casa e aveva intimato alla figlia di prepararsi per le nozze con il mostro. Rimanendo vane tutte le suppliche, per la ferma volontà dell'avaraccio, la madre della fanciulla implorò l'aiuto delle buone fate del vicino Colle di San Biagio. Infatti, la donna aveva più volte aiutato queste fate a lavare le vesti nel ruscello. Le buone fate aggiogarono subito due mucche nere al loro carro, andarono incontro nel bosco a quel padre snaturato e, senza farsi accorgere, riuscirono a sottrargli la figlia nel buio.
Quando il malvagio arrivò sul luogo convenuto vide l'Orcul con accanto il sacco pieno di luccicanti monete d'oro. I due stavano issando quel peso scintillante sul carro quando s'accorsero che la giovane non vi era seduta. Allora l'Orcul volle scaricare il sacco mentre l'avaro tentava di impedirglielo. Ne nacque una rissa e infine tutt'e due con carro, carico e pariglia precipitarono nella buca profonda.
La gente che vive nei paraggi della "Buca del Mare" - com'è infatti chiamata quella buca nel bosco - racconta che d'inverno, verso la mezzanotte, spesso si sentono provenire dalla voragine il muggire dei buoi, i lamenti dei dannati e il tintinnio delle monete d'oro. »
Bueno!
Per ora penso di aver concluso il capitolo Orcul (sempre che non riesca a trovare nuovo materiale a proposito).
Dal Secco è tutto per oggi. A presto!
E.

1. Anton von Mailly, Leggende del Friuli e delle Alpi Giulie, Editrice Goriziana, Gorizia, 1986, pp. 88-89

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