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Leggera overdose di musica e suoi effetti

Creato il 15 luglio 2013 da Scribacchina

Curioso notare come la musica abbia sempre una sua funzione.
Pur sembrando una controfigura, nel cast compare tra i protagonisti.
In alcune scene ti pugnala, mostrandoti nella loro realtà cose, situazioni e persone.
In altre situazioni sembra decisa a consolarti, pronta a spalmarti di balsamo il cuore.

***

Fine settimana saturo di musica.
Suonata, poca.
Ascoltata, parecchia.

***

Fa un po’ specie andare a sentire un gruppo che per un buon 90% fa il nostro stesso repertorio. Con la differenza che questi sono professionisti, mentre noi… beh, potrei proseguire a tono usando una famosa battuta di Alberto Sordi; preferisco dire che siamo semplici manovali con tanto entusiasmo.

Il concerto deve ancora iniziare e so già chi focalizzerà la mia attenzione: il bassista, cioè il mio alter-ego. L’idea è quella di verificare quanta differenza c’è tra un professionista e una bassista della domenica, visto che nel nostro genere lo spazio per l’improvvisazione è ridotto ad un battito di ciglia e tutto il resto è scritto.

Poi guardo sul palco e vedo nel ruolo di bassista un tizio conciato come Jay Kay – sì, il cantante dei Jamiroquai – con cappello, pantaloni leopardati a zampa, gilet di pelle nera e torso nudo, perso in un continuo zompare sul palco e ammiccare a destra e a manca.
Mi cadono le braccia. Penso a me e mi chiedo che aspetto ho vista dal lato pubblico. Come mi si considera, cosa si pensa di me e quanta somiglianza c’è tra la Scribacchina guardata da sotto il palco e la Scribacchina vissuta da 20 centimetri di distanza.

Tutto questo a parte, c’è da dire che tra Jay Kay e me c’è un abisso. Lui, con questo atteggiamento irruente e provocatore, armato di un cinque corde che sembra un mitra; io, bassista svezzata e cresciuta musicalmente parlando da Mister A., straordinario musicista che è la sobrietà in persona. Volente o nolente, credo di aver preso tantissimo da lui.

***

Di un altro bel concerto sentito proprio ieri sera mi sarebbe piaciuto dirvi tanto.
Raccontarvi come XY – jazzista delle mie parti che non ho mai apprezzato e che ho sempre evitato come la peste  - mi ha profondamente stupita e commossa con un solo di clarinetto da pelle d’oca (la musica che ti consola di cui parlavo in apertura).
Mi sarebbe piaciuto descrivervi la bellissima atmosfera, la gioia, il divertente imprevisto che solo il jazz è in grado di creare, anche partendo da musica che col jazz e con la sua libertà c’entra ben poco.
Non vi dirò altro perché qui le parole potrebbero davvero rovinare tutto

***

E ora, che parli la musica.
Questa è per il mio alter-ego: il bassista sosia di Jay Kay.


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