Magazine Cultura
Un giorno di parecchi anni fa sono tornata a casa e ho trovato il mio cucciolo intento a mettere cerotti a tutti gli orsi, gli elefanti, le scimmie, a tutti quelli che avevano il pelo o una superficie morbida. Non li aveva messi agli indiani, ai cavalieri, agli animali dello zoo di legno o ad altri personaggi di rigida fattura. Lì per lì avevo riso, poi quando ho realizzato che i cerotti si erano indissolubilmente legati ai pupazzi ho provato dispiacere all'idea che i Mostri di Sendak, Max, un Teddy Bear very english, o un raffinato Babar potessero rimanere marchiati a vita. Li ho rimessi a nuovo con cura e ho pensato che in un certo senso era colpa mia. Credo di ricordare una scena di gioco del dottore, o dell'infermiere, in un libro di Helen Oxenbury che Bernardo, il mio cucciolo, aveva visto. Avevamo poi comperato il kit, con il martelletto, le bende e tutto il resto. Prestavo un dito, il braccio, tutto il corpo fino a diventare una mummia alla bendatura. Anche il babbo veniva spesso bendato. Ho scattato foto buffe dove le parti si scambiano, il babbo fa il dottore armato di pila in fronte tenuta da una fascia. Ora sfoglio un albo inglese, opera di Simon James, pubblicato da Walker Books, una casa editrice a cui sono molto affezionata. Nel libro di James la protagonista, Clementine, riceve per il compleanno il kit di primo soccorso e la storia continua... nella tradizione, con garbo, eleganza e rispetto per i bambini.
Grazia Gotti