Barbara Constantine, E poi, Paulette…, Einaudi *Stile libero big* (2012), 227 pagine, 17 euro
Se proprio la risposta non basta, ecco i sei motivi per cui ho trovato E poi, Paulette… perfetto.
1. La copertina
Non puoi non notare un libro violetto (purché non lo mettano di costa, ma sarebbero tante, ma tante vendite perse) con un’immagine così serena di quattro anziani insieme, uno accanto all’altro, su una stessa panchina.
2. Il titolo
È come il C’era una volta… delle favole, che ti apre un mondo lontano dal tuo, dove tutto è possibile. È possibile che un uomo anziano, rimasto solo in una grande casa, accolga prima uno, poi un altro e altri ancora, tutti anziani, come lui rimasti soli e che insieme si sostengano, si aiutino, si facciano compagnia, si assistano e si divertano. E incontrino una ragazza carina e volenterosa che, per assistere una di loro, malata, si trasferisca nella grande casa e si senta finalmente appagata, soddisfatta, come non lo era da tanto tempo.
Non pensate però di incontrare subito Paulette. Lo spazio dopo i puntini di sospensione verrà riempito man mano che la storia andrà avanti e anche questo vi sorprenderà.
3. La quarta, il tema
Certamente un tabu quello degli anziani, al pari della morte. Se ne parla poco, pochi sono gli esempi di anziani mediatici che non siano visti in maniera ridicola o pietistica o comunque lontana, lontanissima dal reale e piuttosto macchiettistica. Uno spiraglio di era aperto con Up, film di animazione di qualche anno fa, in cui il protagonista anziano era burbero, solo e misantropo.
Anche Ferdinand (il protagonista del romanzo) è abbastanza burbero, sopporta poco la nuora, adora i nipoti che vede raramente e preferisce la compagnia dei suoi animali a quella del figlio Roland. Nonostante tutto, suscita subito una gran tenerezza e simpatia, soprattutto da quando decide, in modo così naturale da apparire strano in un tempo di sfiducia ed egoismo come il nostro, di accogliere Marceline, anziana vicina di casa, che non può più occupare la sua abitazione a causa di un problema irreparabile al tetto che le fa piovere dentro. E dopo di lei, tutti gli altri. Mette allegria leggere (e vedere) tutta quella gente in quella grande casa, indaffarata e serena; fa pensare a una vecchiaia alternativa, che sia un periodo luminoso, felice e soprattutto pieno di amici e di affetto. Un periodo in cui, anche una naturale perdita di un amico, viene vissuta insieme e rafforza i legami.
4. La struttura
Ormai molti romanzi sono strutturati secondo alcuni schemi fissi: capitoli che si susseguono in maniera cronologica, oppure alternanza fra due o tre voci narranti, oppure ancora un capitolo nel presente e uno nel passato. Questo romanzo scorre con estrema naturalezza, con un andamento cronologico, ma con capitoli che sono ognuno un piccolo quadro che descrive e racconta un personaggio, o il suo ingresso in scena, una situazione, un’emozione.
E nonostante sia narrato in terza persona, in qualche modo ogni capitolo è cucito addossoo ai protagonisti di quello spazio.
5. I personaggi
Simpatici, esilaranti, con le loro manie e fissazioni, paure e tic, entrano tutti a far parte di un immaginario inesplorato (o almeno poco esplorato), che rimane in mente ben al di là della fine del romanzo.
6. Il sapore che lascia
Viene voglia di pensare positivo, di pensare che ci si possa fidare degli altri e affidare a chi ci tende una mano senza pensare a secondi fini o intenzioni non proprio chiare. Si rivaluta un periodo che soprattutto in gioventù ci si immagina come di buio e solitudine. Si ride come i pazzi e si sorride, spesso, ascoltando la voce di Ferdinand e dei suoi amici.
Insomma, una gran bella lettura!