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I libri rendono più empatici: lo afferma un gruppo di psicologici londinesi appartenenti alla New School for Social Research che di recente ha portato a termine una curiosa indagine di stampo psico-letterario. Lo studio ha coinvolto un cospicuo gruppo di lettori e ha messo in luce risultati alquanto interessanti: gli individui chiamati in causa, la cui età oscillava tra i diciotto e i settantacinque anni, sono stati indotti a leggere per un esiguo arco di tempo una serie di testi variegati, dai secolari best seller ad articoli di scienze e storia e temi vari. Nonostante la natura disuguale sia dei lettori sia delle opere lette, l’esperimento dell’equipe di psicologi ha portato ad un risultato parecchio omogeneo: tutti costoro hanno visto incrementare la loro empatia.
Fin qui scorre tutto liscio, al punto che si potrebbe pensare di inserire i libri nel catalogo dei farmaci contro iperattività, nevrastenie, disturbi psichici e semplici irascibilità. Ma a rendere più complessa la situazione, ad infrangere brutalmente il quadro idilliaco generato dai libri vi sono dei dati statistici del tutto sconfortanti: le indagini ci riferiscono che in Italia un individuo su due non arriverebbe a completare neppure la lettura di un libro all’anno, senza considerare che il 10% delle famiglie non possederebbe un solo libro in casa. Per costoro leggere rimane un’ignota medicina, una tisana dai sapori inebrianti che le loro labbra non hanno mai sorseggiato, una casa di amorevole cura le cui porte, seppur sconosciute, resteranno sempre aperte nella speranza che il maggior numero possibile di gente le oltrepassi con un buon libro tra le mani.
Fonte: TgCom 24
Antonio Puleri