Questo libro dello scrittore algerino Rashid Mimouni, pubblicato in Italia nel ‘96 dall’ Einaudi
e, quasi certamente, reperibile oggi più nelle biblioteche che in libreria, racconta l’esperienza personale dell’autore e quindi la testimonianza in diretta di sé e di quelli che sono stati poi i più importanti e notevoli cambiamenti politici avvenuti nella società algerina, quasi per tutti i ceti, con l’avvento del potere politico di matrice integralista islamica nei primi anni ‘90.
Un amico giornalista, di recente ha diffuso sul web un suo “pezzo” titolato: “Egitto come Algeria”.
E, quasi certamente, la sua analisi dei fatti, una lettura provocatoria e parallela di quello che purtroppo è stato ieri( e che ben ricordiamo) e di quello che potrebbe essere anche oggi, non è sbagliata.
Si pensi, infatti e per un solo attimo, nell’odierno stato di cose, all’operato occulto della casta dei militari e alla mole d’ interessi economici che l’accompagna, oggi come ieri , in un Egitto neanche troppo lontano da noi.
Si rifletta su di un paese popoloso che non ha più parlamento, pur avendolo liberamente eletto, e con un presidente, Mohammed Morsi, dichiaratosi certamente un fautore dello Stato laico a parole ma appartenente, comunque, allo schieramento politico dei Fratelli musulmani.
Certe analogie, e in certe circostanze,fosse solo per rifletterci e ragionarci , possono anche venire bene.
Direi che favoriscono la comprensione di dinamiche per noi ,europei e occidentali, decisamente complesse.
I vuoti politici- fa capire lo scritto di Rashid Mimouni – sono pericolosissimi anche se all’apparenza tutto potrebbe sembrare che fili liscio.
Proprio come vorrebbero lasciarci intendere, oggi, alcuni intellettuali egiziani ,che parlano e scrivono del loro Paese, smorzando gli allarmismi dell’Occidente.
Algeria povera, quella degli anni ’90. Egitto povero, molto povero, quello di oggi.
L’accostamento in parallelo può significare una sola cosa, a mio parere e qui concordo in pieno con Mimouni, e cioè che la frustrazione dei ceti meno abbienti,costretti a pagare per il benessere dei pochi, a lungo andare, potrebbe generare il “mostro”.
E per la nostra lettura, pur facendo gli indispensabili distinguo perché Algeria non è Egitto, quello che conta è che chi ha scritto((Rashid Mimouni è morto a Parigi nel 1995), ha letto l’integralismo dal di dentro. E non è poco.
Quanto a noi ciò dovrebbe essere sufficiente per allertarci con intelligenza.
Per inciso, mutata mutandis, anche in Italia e in altre similari realtà europe (Spagna-Portogallo-Grecia…etc.), se non cessa la guerra finanziaria in atto sui mercati mondiali, i ceti meno abbienti, stufi di subire e di essere spremuti come limoni, potrebbero riservare brutte sorprese alla politica ufficiale.
Perché politica,cioè arte di governo e non certo partitica, è qualcosa d’ imprescindibile, in ogni contesto e in ogni epoca storica, per gestire, con regole civili, persone e cose.
E leggere per ciascuno di noi significa anche un po’ rendersi conto di questo.
Come farsi cioé i necessari ”anticorpi”,allo scopo, se riesce, d’evitare dannose conseguenze conflittuali.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)