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Leggere per scrivere?

Creato il 22 marzo 2012 da Spaceoddity
Molti genitori mi domandano cosa possano fare i loro figli per scrivere meglio. Pochissimi ragazzi se lo chiedono e queste rare eccezioni non hanno che da aspettare che il loro lavoro frutti. Lo so: non è facile, per chi brucia nella propria fame prometeica di crescita, ma anche la pazienza conta, la pazienza di attendere un mondo che non dipende del tutto da noi. E un po' di fiducia in chi ti invita a crederci.
Leggere per scrivere?Quel che invece non va - secondo la mia esperienza - è il generico consenso all'idea per cui, intanto, per scrivere bene devi leggere: non solo non funziona, ma è anche in parte scorretto. La convinzione sbrigativa per cui dal leggere molto discende uno scrivere bene induce a ricondurre l'esperienza verbale al canale comunicativo con un automatismo falso. Voglio dire: non ostacola e anzi aiuta, ma sul piano operativo, quando è un consiglio o un'imposizione, mi sembra poco meno di una cieca bestemmia da parte di chi non si rende conto della complessità delle richieste nell'atto della scrittura.
Un forte lettore avrà soltanto benefici quando comincerà a scrivere lunghi ed elaborati testi - e trascuriamo per ora il fatto che ormai il verbo scrivere è inesatto e si dovrebbe dire piuttosto comporre testi con una tastiera, un meccanismo simile a quello che ha generato quelli letti. Ma è una scintilla ad accendere tutto, a convogliare energie, speranze, desideri, paure altrui in quella che definirei esperienza: fino ad allora siamo sempre a un livello piuttosto basilare, o becero, di meccanica acquisizione, quando c'è.
Per scrivere bene, si deve imparare a pensare bene, a vivere bene le parole con sé stessi. La vita delle parole è nel fiato, nell'energia con cui le si butta fuori e subito dopo le si recepisce. Un discorso nasce nel suo essere pensato, sentito nella sua intenzione, nel suo essere vero: poi sarà la dimestichezza con la parola scritta a limare le emozioni, i dissensi, a correggere idiotismi ed espressioni colloquiali, se il caso. O a fornire un bagaglio di termini più ampio per identificare il vocabolo, e dunque il concetto, più esatto per ciò che si vuole dire.
Leggere per scrivere?Leggere schiarisce le idee ed è un momento fondamentale della crescita di una persona: chi finalizza un'occasione così importante di spasso a un voto più alto in italiano scritto, come molti sembrano fare, perde tempo e occasioni importanti di crescita. Di contro, mi sembra di poter dire con una certezza maggiore che chi scrive con continuità e con intenzione - con uno scopo e un progetto, insomma, anche personali ed egoistici, troverà sempre il modo di cesellare il vero nel torpore del consueto, dell'automatico e del già detto.
Non solo: e leggerà anche meglio, con più gusto, con amore o con odio, insomma: con interesse, quando legge, e con una disposizione ad apprendere e a raffinarsi che al lettore non-scrittore è ignota. Ciò consentirà, quando si rilegge, di perfezionarsi, di aderire a un modello o di rifiutarlo, di conoscersi e di coltivarsi. Se un corso di scrittura - creativa o non - parte dall'imposizione di libri, racconti, modelli di testualità precotti, rischia di fallire in entrambi i casi. Bisogna affinarsi nel fare, fare, fare, non nella contemplazione agnostica delle esperienze esistenziali già concluse.

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