Una boccata d’aria fresca, dopo tanti luoghi comuni ascoltati sui giapponesi nell’ultimo, drammatico, mese. Sono 23 episodi minimi, scelti tra quelli accaduti nella vita quotidiana dell’autrice in sedici anni di permanenza a Osaka. Minimi e, proprio per questo, incredibilmente significativi. Ci parlano delle difficoltà d’integrazione, anche dopo molto tempo, e delle incomprensioni che uno straniero incontra ovunque, non solo in Giappone; ci raccontano le rigidità apparenti e le dolcezze segrete, la fiducia nel progresso e le superstizioni, l’eleganza e il kitsch di una cultura millenaria molto distante dalla nostra. C’è l’impiegato che non riesce a derogare dal regolamento, neanche per aiutare, senza evidenti infrazioni, una persona in difficoltà, e c’è il commerciante così gentile da sfiorare l’invadenza. C’è l’attrazione per la sensualità occidentale mitigata dalla resistenza locale al contatto tra i corpi. C’è l’intimità, o la mancanza di freni inibitori, nelle occasioni conviviali. C’è la fascinazione per le storie misteriose e occulte. Ci sono gesti e sfumature, malintesi ed equivoci, cerimoniali rigidi e manifestazioni d’affetto spontanee. Il tutto riportato con una leggerezza di tocco davvero rara, con un gusto sottile per la narrazione, con l’immenso amore che una persona che ha deciso di vivere in Giappone può provare verso questo paese, ma senza mai cadere nell’apologia a tutti i costi, anzi con una giusta dose di crudeltà e cinismo occidentali quando c’è da sottolineare qualcosa che – pur compreso e contestualizzato – proprio non convince. Un libro equilibrato, sensibile, divertente e straordinariamente rivelatore.
Leggero il passo sui tatami, Antonietta Pastore (Einaudi, 192 pp, 13,50 €)
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