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"Leggete, porcaccia la miseria" (cit.) : riflessioni sul crollo dei lettori in Italia

Creato il 09 gennaio 2014 da Lalettricerampante
Oggi vorrei parlare della crisi dei lettori in Italia. Sì, lo so che lo stanno facendo un po' tutti, che stanno uscendo articoli su molti blog e quotidiani nazionali e che, alla fine della fiera, una vera soluzione non sembra esserci. Ma vorrei parlarvene lo stesso, dire come la penso io e cosa, secondo me, si potrebbe fare per migliorare un po' la situazione.
Il tutto è nato dalla pubblicazione delle più recenti stime dell'ISTAT riguardo alle percentuali di lettori in Italia, che potete trovare qui. La percentuale di lettori, che hanno letto almeno un libro all'anno (ma sono lettori, questi?) rispetto al 2012 è scesa dal 46% al 43%. Permane la disparità tra i sessi, con le donne che leggono molto di più degli uomini (49,3% della popolazione femminile rispetto al 36,4% di quella maschile), così come quella territoriale (al Nord, per qualche strano motivo, si legge più che al Sud).

©Diana Toledano

Il dato più allarmante è sicuramente quello della percentuale di lettori: vuol dire che più del 50% della popolazione non legge nemmeno un libro all'anno. Nemmeno d'estate, in spiaggia. Nemmeno sul treno, in sala d'aspetto, alla fermata del bus o sotto una coperta d'inverno. Non so voi, ma io trovo questa cosa tristissima.Sorge quindi spontaneo chiedermi: ma perché la gente non legge? Una domanda a cui in tanti, tantissimi, molto più esperti di me, stanno cercando disperatamente di trovare risposta, senza però riuscire in realtà a fare nulla di concreto per migliorare questa situazione. Belle proposte, come quelle lanciate da diversi editori sull'ultimo numero di Tuttilibri, l'inserto letterario de La Stampa (e che a poco a poco stanno comparendo anche online: potete già leggere le idee di Claudia Tarolo, della Marcos y Marcos, e di Ernesto Ferrero, il patron del Salone del Libro di Torino),  o pesanti critiche al sistema editoriale (Antonio Scurati, sempre su Tuttolibri, e Luca Formenton su Il fatto quotidiano), che pubblica troppi libri in troppo poco tempo, troppi bestseller, puntando più sulla quantità che sulla qualità.
E partiamo un attimo da questo, un argomento non poi troppo difficile da trattare, basta entrare in una qualunque libreria, soprattutto quelle di catena, per capire che effettivamente si pubblica davvero troppo (più di 50.000 libri nuovi ogni anno) e soprattutto si pubblicano libri destinati a rimanere sugli scaffali per pochi, pochissimi mesi. Un ricambio continuo, in cui la quantità prende decisamente il sopravvento sulla qualità, e che porta a mio avviso più confusione che voglia di leggere. Non sai dove guardare, non hai tempo di scoprire un libro (non è sempre amore immediato, a volte ci va anche un po' prima di decidere se leggere o meno un determinato volume), che subito vieni bombardato da un altro libro. Come è possibile che diminuiscano i lettori, diminuiscano le stime delle vendite, eppure aumentino le pubblicazioni? Mi sembra assurdo pensare che sia l'offerta a mancare e che quindi sia necessario produrre sempre di più. Eppure a volte l'impressione è proprio quella.
Un altro argomento su cui si spinge tanto è poi l'importanza delle scuole e delle famiglie, per avvicinare i più giovani al mondo dei libri, della lettura e della cultura. Una cosa non semplice da attuare, soprattutto se alle spalle di questi ragazzi che si vuol trasformare in lettori ci sono genitori che lettori non sono. Gli stessi genitori che si lamentano se i figli hanno troppi compiti, troppe cose da leggere e da fare per la scuola. Eppure, se guardiamo ai dati ISTAT la fascia d'età in cui si legge di più è quella tra gli 11 e i 14 anni. Quindi non è del tutto vero, che i ragazzini non leggono.
Sia chiaro, non tutti i genitori sono così, ci sono quelli che hanno sempre letto ai propri figli, che ci provano ogni giorno, senza successo. I figli, soprattutto se adolescenti, non sono sempre facili da convincere.
Non so come funzioni oggi, ma quando andavo a scuola io, alle elementari avevamo istituito una piccola biblioteca di classe: ognuno portava uno o più libri da scambiare con i compagni. Alle medie, complice una professoressa d'Italiano eccezionale, leggevamo tanto, tantissimo. E idem al liceo (anche se devo ammettere che lì è stato più grazie a quella di Letteratura inglese, che non a quella di lettere). Ora non funziona più così? Davvero non ci sono più insegnanti che, con le loro parole e la loro passione, riescono a coinvolgere i propri alunni? Non ci credo. Non ci posso e non ci voglio credere.(E non è nemmeno una questione di mancanza di fondi, di tagli, che sicuramente hanno colpito le scuole, martoriandole, ma che non hanno alcuna influenza sulla scelta o meno di far leggere libri o di creare biblioteche di classe).
Altro argomento molto sentito è quello del costo dei libri, che viene visto come un deterrente per l'acquisto e la lettura. Premesso che io stessa, come ho già detto più volte, credo che in alcuni casi il prezzo del libro sia esagerato, soprattutto in relazione a quanto viene effettivamente offerto (cartonato da dodici kg, scritto in carattere diciotto, per aumentare il volume e quindi giustificare, in qualche modo, i 18-20€, se non anche 25€, del prezzo di copertina), questa mi sembra, francamente, una delle scuse più insensate mai sentite. Esistono le biblioteche. Esiste il bookcrossing. Esistono le offerte, le promozioni, i libri usati, gli scambi. Modi per leggere senza spendere un euro, o spendendone proprio pochi, ce ne sono eccome. Se solo si vogliono sfruttare.
E poi adesso arrivano le detrazioni fiscali: 1000 € per la scolastica, 1000€ per tutti gli altri libri saranno detraibili del 19% a partire, forse, da quest'anno (dichiarazione del 2014). Un ulteriore incentivo, stimolo, all'acquisto che però, onestamente, più che portare in libreria lettori nuovi darà una mano a quelli già attivi. Che è meglio di niente, sicuramente (e io sto gongolando da quanto è uscita la notizia, sia chiaro), ma che non so quanto possa risolvere il problema e incentivare la lettura di chi di libri proprio non vuol sentire parlare.
Non credo neanche che il problema sia l'avvento della tecnologia, degli smartphone, di internet e dei videogiochi. Io ho uno smartphone, lavoro al pc tutto il giorno, sempre connessa a internet e leggo comunque tantissimo. E come me molti, moltissimi altri. Anzi, internet è stato più e più volte un ulteriore stimolo, uno strumento efficace per portarmi a conoscere nuovi libri che altrimenti non avrei mai conosciuto. Quando ero più giovane e avevo più tempo, giocavo anche ai videogame (con delle sessioni di The Sims e di Age of Empire che duravano ore). Eppure leggevo e leggo. E come me, sono sicura molti, moltissimi altri.
E poi c'è lei. La tv, che forse forse un po' di responsabilità per l'abbassamento del livello culturale in Italia ce l'ha. Programmi idioti, spesso volgari, con conduttrici e conduttori che fanno del trash e dell'eccessivamente tragico il loro cavallo di battaglia, portando in qualche modo al loro livello le menti con un po' meno senso critico di altre di chi li guarda. (E il problema è che poi questi stessi conduttori scrivono libri, altrettanto idioti, che vendono).

©Virginia Mori

Secondo me, il problema principale è la pigrizia che ha colpito un po' tutti. Il "non riesco a fare tutto" e quindi non leggo. Il "perché devo sforzarmi di leggere un libro quando posso vedere il film?" o "la biblioteca è lontana". Da dove arrivi questa idea che leggere sia un'attività faticosa, onestamente, non lo capisco. Capisco la problematica del tempo, quella sì, ma non può valere sempre.
E l'altro grosso, grossissimo problema è che la lettura viene spesso vista come un'alternativa a qualcos'altro. Se spendo i soldi per lo smartphone non li posso spendere per i libri. Se spendo i soldi per una pizza non li posso spendere per i libri. Se compro i piatti di carta (che poi questa "notizia", riportata su Officine Masterpiece, mi ha fatto un po' ridere, perché è come dire che si spende più di detersivi o di assorbenti che non di libri... i paragoni vanno fatti tra oggetti di uguale o simile portata), non posso comprare i libri. Finché persino dall'alto verranno fatti questi paragoni, finché si contrapporrà la lettura a tutto il resto, secondo me, non si andrà da nessuna parte. Si può fare tutto: avere lo smartphone ma anche un libro in borsa, mangiare una pizza fuori (o in casa, o dove vi pare) e nel mentre parlare di libri con i vostri compagni di cena, e idem comprare i piatti di carta, i videogiochi, etc etc etc. Se si vuole, si può fare tutto.
Cosa fare quindi per invogliare i non lettori a diventare lettori? Come si fa a far capire loro cosa si stanno perdendo, a causa della loro pigrizia? Onestamente, non lo so. Regalare o prestare loro dei libri, trascinarli a presentazioni, a fiere o anche solo il libreria e in biblioteca, per dieci minuti, tutte le settimane. Raccontare loro dei propri viaggi di carta o dei propri amici d'inchiostro. Sbattergli qualcosa sulla testa finché non rinsaviscono (ok, questo rimedio è un po' violento, non fatelo magari).
Non so quali di queste cose potranno effettivamente funzionare. Ma tentare non ci costa nulla, no?
*Per il titolo del post ringrazio Lisa, una fan della pagina facebook del blog, che ha scritto questa frase qualche tempo fa... frase che è diventata il mio motto.

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