Legislative 2001 – Islamisti in pole position.

Creato il 15 novembre 2011 da Paolo

Anche se il contesto marocchino è diverso da quello tunisino, l’apertura della campagna per le elezioni legislative anticipate del 25 novembre nel reame suscita l’inquietudine di una parte della classe politica. E il PJD sta sognando una vittoria come Ennadha in Tunisia. Le elezioni arrivano un mese dopo le elezioni del 23 ottobre in Tunisia, le prime libere in un paese dove tutto ebbe inizio, e prima di quelle egiziane, dove i Fratelli Musulmani hanno il vento il poppa.  La vittoria del partito islamico tunisino, Ennadha, che ha guadagnato oltre il 40% delle preferenze, dona agli islamisti moderati del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD) la speranza di vincere le elezioni marocchine. Le legislative anticipate in Marocco costituiscono il proseguimento logico dell’adozione di una nuova Costituzione, votata con referendum popolare il 1° luglio scorso, dopo essere stata proposta dal re Mohamed VI, in fibrillazione per le conseguenze nel suo paese delle rivolte arabe.  Numerosi commenti di stampa danno  una forte ripresa alle urne del PJD marocchino, primo partito d’opposizione con 47 deputati, convinzione condivisa dai principali interessati. “L’esperienza  tunisina ha definito la tendenza; non ci sono molte differenze tra i marocchini e i tunisini. Inoltre, l’occidente ci sta conoscendo sempre meglio”, ha dichiarato alla Reuters il numero due del PJD, Lahcène Daodi. Con un po’ di presunzione, Daodi ha inoltre dichiarato che il PJD potrà ottenere tra i 70 e gli 80 seggi in Parlamento, sui 395 disponibili. Se queste previsioni saranno confermate, il PJD diventerà la prima forza politica del Parlamento e in questo caso seguendo la nuova Costituzione approvata, il re dovrà scegliere il nuovo primo ministro dalla rosa del partito vincente.  I favoriti hanno già annunciato che non governeranno in solitudine, preferendo dare vita ad un alleanza con le tre formazioni laiche, tra cui il partito Istiqal, nel quale milita il primo ministro attuale, Abbas al-Fassi. Il PJD si scontra in queste elezioni con una coalizione di otto partiti, raggruppati attorno al Rassemblement National des Indépendent (Raggrupamento nazionale degli indipendenti –RSI) di formazione liberale, che ha tutte le intenzioni di sbarrare la strada al partito islamico.  Come in Tunisia e in Egitto, gli islamisti marocchini stanno giocando la carta del contesto economico e sociale sfavorevole. Con un tasso di povertà al 28% nel 2010 e un tasso di disoccupazione molto elevato tra i giovani con meno di 34 anni (31,4% nel terzo trimestre 2011, secondo le statistiche ufficiali), che rappresenta anche il 57% dell’elettorato marocchino. Altro punto di forza del PJD è il sostegno che ha sempre dato alla monarchia, contrariamente ad altri partiti adepti dell’Islam politico come Giustizia e Carità, partito/confraternita  interdetto nel paese ma tollerato, che ha partecipato quest’anno a diverse manifestazioni affiancandosi al movimento dei giovani del 20 Febbraio. Il contesto regionale lascia credere che gli islamisti hanno tutti i numeri per vincere; sono più accettati oggi che qualche anno fa e dopo la Tunisia i marocchini si chiedono perchè non  nel loro paese?  Il movimento di contestazione del 20 Febbraio, che raggruppa i giovani indipendenti, radicali di sinistra e islamici fondamentalisti, ha chiesto ai suoi sostenitori il boicottaggio delle elezioni. La grande incognita resta comunque  il tasso di partecipazione in un paese dove l’astensionismo è forte. Sono 13 milioni i marocchini aventi diritto al voto  e nelle legislative del 2007 la partecipazione si attestò al 37%, dato che illustra il disincanto della popolazione per la politica.

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