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Eccola la nostra maestra della prima elementare. La signora Elia puniva, ma con dolcezza. E poi era bella nel suo grembiulone nero che sapeva di lavanda. Quando si sporcava un po' di gessetto, con un tocco lieve di due dita spazzolava via la polvere. E tornava la nostra maestra di sempre, quella della prima, innocentissima cotta infantile. Invece ecco la “lehrer” tedesca, la maestra che nessuno vorrebbe mai perché a distanza di anni procurerebbe incubi da notte di tregenda. Si chiama Angela e qualcuno sarebbe tentato di supporre che in qualsiasi momento due ali argentate potrebbero spuntarle e arricchirle le spalle leggermente curve. Al contrario della maestra Elia, lehrer Merkel non punisce con dolcezza ma con il frustino del nostro maestro di quarta, pirla manco a dirlo e violento come Chen. E poi è un'incontinente. Fa cazziate da coattona a Jospin (che è sfigato di suo) e gli ricorda con piglio teutonico che “bisogna fare i compiti”. La maestra Elia, se non facevamo i compiti ci diceva “li correggerò domani”. Lehrer Merkel non intende aspettare il 2017, per cui i compiti occorre farli subito altrimenti... tottò sul culetto. Lei, che non profuma di lavanda ma di Paulaner, prende il telefono e senza averne alcun ruolo, ricorda a Putin che deve mantenere i patti, che è poi come fare i compiti. Non soddisfatta, telefona a Obama per dirgli che non deve più intercettare le sue telefonate altrimenti dichiarerà guerra commerciale agli USA. Angela è una e trina. Sbuca dappertutto come fosse una santa invasata affetta da bilocazione ossessiva. L'Europa è casa sua e se qualcuno prova a ricordarle che non è così, arrivano i giannizzeri del rigore a ricordarlo urbi et orbi. Questa Europa non ci piace, ma dirlo o scriverlo, non serve a niente.