Fatemi togliere subito questo dente: il nuovo acclamatissimo "capolavoro" di Spike Jonze in realtà è una scopiazzatura di un episodio di Black Mirror, ecco l'ho detto. Ok, fatemi rettificare prima che mi arrivi qualche querela, non voglio dire che Spike abbia copiato qualcuno, non mi permetterei mai, ma di sicuro la tematica dell'uomo che si innamora di una specie di applicazione che sta dentro il telefono, non è uno di quegli argomenti che sbam! ti lasciano stecchiti per quanto sono originali. Anzi, se vogliamo dirla tutta nell'episodio di Black Mirror si affronta questo tema e si va ben oltre, tirando fuori un upgrade che fa diventare carne e ossa il software ed effettivamente se deve essere fantascienza, allora che fantascienza sia e invece "Lei" non va al di là della romantica storia d'amore. Voglio dire, indubbiamente il film di Jonze è un bel film, fatto bene e interessante e Joaquin Phoenix è bravissimo e però se si fosse innamorato di una persona in carne e ossa o di uno conosciuto in chat, non sarebbe cambiato proprio nulla e l'amore cibernetico è un trovata che avrebbe potuto dar vita a tanti spunti, ma che alla fine si rivela una strada chiusa. Jonze è bravissimo e ha una sensibilità fuori dal comune, ma ha anche il grande demerito di far ruotare tutto attorno a Joaquin Phoenix e io sono molto contento di questa decisione, perché Joaquin versione baffuta alla Tom Selleck è proprio da innamorarsi subito appena ti guarda con quegli occhioni azzurri perennemente tristi e però non ci racconta proprio nulla di quel mondo futuro (ma neanche troppo lontano), dove la gente preferisce interagire con un software, piuttosto che intrattenere relazioni sociali e capiamo allora che far innamorare il nostro Joaquin del software è solo una scusa per creare una storia diversa. Che poi troppo diversa non è e infatti se togliamo la fastidiosissima voce di Michela Ramazzotti (Scarlett Johanson nella versione originale, che sicuramente non è meno fastidiosa), che fa la gatta morta peggio di Marina La Rosa, rimane poco e niente e in fin dei conti a tutti può capitare di infatuarsi di qualcuno che abita dall'altra parte dell'oceano e iniziare a condividere con lui cose e situazioni e pensare che nessuno ti fa stare così bene e preferire parlare con lui attraverso uno smartphone, piuttosto che andare a cercare un amico che magari abita al piano di sopra e queste son cose che possono accadere veramente e non c'è bisogno di un complicatissimo software installato nel computer e "Lei" è un bel film, ma probabilmente alla gente è piaciuto più per quello che poteva dire, piuttosto che per quello che ha detto realmente e la piccola sfida a mio avviso persa, è che molto probabilmente lo troveremo nelle videoteche sotto la categoria "sentimentale" anziché "fantascienza". Cosa che invece lo avrebbe reso iconico.
Fatemi togliere subito questo dente: il nuovo acclamatissimo "capolavoro" di Spike Jonze in realtà è una scopiazzatura di un episodio di Black Mirror, ecco l'ho detto. Ok, fatemi rettificare prima che mi arrivi qualche querela, non voglio dire che Spike abbia copiato qualcuno, non mi permetterei mai, ma di sicuro la tematica dell'uomo che si innamora di una specie di applicazione che sta dentro il telefono, non è uno di quegli argomenti che sbam! ti lasciano stecchiti per quanto sono originali. Anzi, se vogliamo dirla tutta nell'episodio di Black Mirror si affronta questo tema e si va ben oltre, tirando fuori un upgrade che fa diventare carne e ossa il software ed effettivamente se deve essere fantascienza, allora che fantascienza sia e invece "Lei" non va al di là della romantica storia d'amore. Voglio dire, indubbiamente il film di Jonze è un bel film, fatto bene e interessante e Joaquin Phoenix è bravissimo e però se si fosse innamorato di una persona in carne e ossa o di uno conosciuto in chat, non sarebbe cambiato proprio nulla e l'amore cibernetico è un trovata che avrebbe potuto dar vita a tanti spunti, ma che alla fine si rivela una strada chiusa. Jonze è bravissimo e ha una sensibilità fuori dal comune, ma ha anche il grande demerito di far ruotare tutto attorno a Joaquin Phoenix e io sono molto contento di questa decisione, perché Joaquin versione baffuta alla Tom Selleck è proprio da innamorarsi subito appena ti guarda con quegli occhioni azzurri perennemente tristi e però non ci racconta proprio nulla di quel mondo futuro (ma neanche troppo lontano), dove la gente preferisce interagire con un software, piuttosto che intrattenere relazioni sociali e capiamo allora che far innamorare il nostro Joaquin del software è solo una scusa per creare una storia diversa. Che poi troppo diversa non è e infatti se togliamo la fastidiosissima voce di Michela Ramazzotti (Scarlett Johanson nella versione originale, che sicuramente non è meno fastidiosa), che fa la gatta morta peggio di Marina La Rosa, rimane poco e niente e in fin dei conti a tutti può capitare di infatuarsi di qualcuno che abita dall'altra parte dell'oceano e iniziare a condividere con lui cose e situazioni e pensare che nessuno ti fa stare così bene e preferire parlare con lui attraverso uno smartphone, piuttosto che andare a cercare un amico che magari abita al piano di sopra e queste son cose che possono accadere veramente e non c'è bisogno di un complicatissimo software installato nel computer e "Lei" è un bel film, ma probabilmente alla gente è piaciuto più per quello che poteva dire, piuttosto che per quello che ha detto realmente e la piccola sfida a mio avviso persa, è che molto probabilmente lo troveremo nelle videoteche sotto la categoria "sentimentale" anziché "fantascienza". Cosa che invece lo avrebbe reso iconico.
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