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Ciò che chiedo alla musica è semplicemente di emozionarmi. Non chiedo niente altro. Dopo aver visto i Mogwai allo Sherwood [concerto che ho assorbito fin nell’intimo dal primo all’ultimo suono e riverbero.] mi immergo ancor di più nel post-rock [quando qualcuno mi chiede “Ma che genere di musica fanno i ……………..?”, io non so mai cosa rispondere, faccio fatica a mettere qualsivoglia etichetta a chichessia”: di conseguenza per me il post-rock è musica strumentale rock. Molto semplicemente.] e dopo l’ascolto di Mono, (Mogwai), God Is An Astronaut, Explosions In The Sky, The Appleseed Cast, Esben and the Witch, Slint, Omega Massif, sento il desiderio di nuove scoperte. E quindi cerco.
E così atterro nel sito del Denovali Swingfest e nella pagina “Lineup” leggo un nome italiano che (ri)desta la mia curiosità: Lento, gruppo post-rock da Roma... E imparo nuovi termini come slowness, atmospheric sludge, post-metal...
Entro nella pagina per poter ascoltare l'album in streaming e rimango inchiodato davanti al pc fino alla fine. Fino a notte fonda. [La pagina si apre con il “play” inserito e i primi suoni mi avevano inculcato il desiderio di andare avanti nell'ascolto…]
Si inizia con Then ed è come camminare su di una terra desolata, terra e nero, freddo e assenza di suoni se non il vibrare del silenzio, e la batteria che arriva inebetita a darti il colpo di grazia e la disperazione è totale e non puoi che cadere in ginocchio per poi rialzarti perché Hymn ti sta inseguendo e la distorsione e i colpi sono raggelanti per poi rallentare e darti un minimo di speranza ma è tutta finzione perché vieni di nuovo risucchiato in un vortice, in un groviglio di ferro inestricabile.
Limb. Non capisci dove ti trovi e in quale epoca se non in un futuro catastrofico e disarticolato ma che sembra seguire una logica perfetta e naturale. Così devono andare le cose. Bisogna rassegnarsi.
Hymen. Cerchi di reagire, senti che puoi farcela, ti fai coraggio e corri, corri, corri. Ma questa volta non per scappare. Per attaccare.
Still. E’ guerra. Rapida e dolorosa.
Throne. Sospensione dell’incredulità.
Least, Dyad.
Icon. (Solo per questo brano varrebbe la pena di ascoltare l’album [lo si può scaricare gratuitamente e legalmente], comperarlo e vedere i Lento in concerto. L’arpeggio verso la fine è un qualcosa di definitivo, come il gin tonic.)
Admission. Il tuo funerale. Ma non c’è nessuno a dir preghiere per te.
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