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Léon era indiano

Creato il 16 marzo 2015 da Sopravvivereinindia @svivereinindia

Quando vai a vivere all’estero (e non in un posto figo tipo il Brasile con i suoi fighi, Jamaica con il big bamboo o la bellissima mmmerica) devi cercare di crearti un piccolo spazio in un mondo che ti odia. Io, casomai non si fosse capito, mi trovo in India ai confini dell’umano, vicino a casa mia c’è la slum e i bambini che cagano sul marciapiede, questo per darvi un quadro abbastanza chiaro di come siamo presi. Nonostante la puzza, e molte altre cose, l’India ti da vari insegnamenti di vita, essenziali per chi come me sta intraprendendo un duro e tortuoso percorso… uscire dall’adolescenza.

L’anno scorso avevo preso abbastanza male l’impatto con questa terra densa di malattie che noi occidentali abbiamo sconfitto come minimo il secolo scorso, mi arrabbiavo con dio, non capivo perché mi avesse spedita qua nonostante i miei duri anni di catechismo. Leggevo i blog delle altre donne e non capivo come facessero ad essere così felici, poi ragionavo e l’illuminazione arrivava, loro non vivono in un paese in cui gli alcolici costano una follia mentre le brode vegetariane non costano niente.

Capite amici, io sbagliavo, facevo dei paragoni che non reggevano il confronto, paragonavo Pune a Miami alla fine era solo un esercizio per fomentare la depressione e allontanare l’uscita dall’adolescenza.

Oggi non so perché mi sento in vena di fare la guru, si perché ogni tanto ricevo messaggi in cui voi poveri new expat mi chiedete informazioni/consigli sull’India e io solitamente rispondo dicendo che vi dovete abituare e bona. Oggi voglio farvi da prete, voglio dirigervi nella giusta via, affinché voi, povere capre smarrite, non ripetiate i miei errori.

1. È inutile prendersela con l’India come ho fatto io per mesi, perché iniziare a pensare allo smog e al tipo fuori casa che brucia la plastica? Vivete sereni, vivete Gandhi, vivete Osho, trovate la vostra immagine di pace, stampatevela bene nella mente e ricordatela quando le cose vanno storte. Io penso a gente che odio mentre cade dalle scale, non si fa niente ma viene derisa da me.

2. Smettetela di insultare dio, non iniziate a sbraitare contro il signore e tutti gli apostoli tanto lui non vi caga, ha di meglio da fare, tipo distribuire la fortuna a quelle che vanno in posti fighi. Allora che fare? perdere la speranza? macché, trovatevi un altro Dio, qua in India ce ne sono per tutti i gusti. Per esempio il mio dio attualmente ha il nome di una multinazionale e provoca il cancro.

gesu-compagnone

3. Cercate delle persone, esseri umani, che possano condividere con voi le giornate, non fate gli schizzinosi e non abbiate paura di mostrare la vostra disperazione. Io quando ho conosciuto la mia prima amica expat mi lavavo le mani con l’amuchina almeno cinque volte al giorno e parlavo da sola. Robe che se non vedi non credi.

Soprattutto non vergognatevi di dire che la vostra vita si divide fra un salto per saltare la merda, un salto per saltare i tizi che provano ad avvicinarvi e un salto per prendere il rickshaw al volo. Voi dovete assolutamente trovare dei punti fermi come dice Mimma, un modo per rendere la vostra permanenza meno difficile, trovatevi il posto preferito per fare aperitivi, iniziate a farvi amici i rickshaw driver, fate volontariato o iniziate a scrivere un blog di casalinghe disperate, insomma fate di tutto. Poi alla fine qua si sta bene, basta solo abituarsi, devi solo ricordare a te stessa che quello che sta bruciando non è plastica ma è una nuova spezia al profumo di plastica bruciata. E comunque diciamocelo dai, l’India è un paese che ti permette di vivere un’avventura nuova ogni giorno. Per esempio oggi c’era lo sciopero dei rickshaw driver ed ho dovuto saltare l’appuntamento all’orfanotrofio, la settimana scorsa mi sono svegliata in preda a tremori, vomito e febbre perché avevo mangiato qualcosa di strano o bevuto acqua non depurata. Vivo al limite del pericolo, come Léon che è pure un nome cazzuto.

Sì, questo post non ha una fine.


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