Leonardo Bonucci: "Io a vita nella Juventus, con la fascia di capitano"

Creato il 04 luglio 2013 da Luciomormile @parla_di_calcio

Leonardo Bonucci, è stato criticato in passato, ma ha saputo rialzarsi, dimostrando il suo valore. Oggi, è considerato uno dei divinatori centrali più forti in Europa ed è diventato l'idolo dei tifosi juventini, specialmente quando quest'anno, ha assistito i suoi compagni dalla curva. Leggiamo le sue parole, rilasciate all'evento Caffeina Cultura tenutosi a Viterbo, nel cortile di Palazzo dei Priori, trattando vari argomenti. 

SOCIAL NETWORK - “La totalità dei giocatori usa i social network  e ci serve anche per mantenere i contatti tra noi" BRASILE - ''I rigori li sbaglia solo chi li tira. Chi parla male è solo invidioso. Per sdrammatizzare l’errore che mi è pesato tanto, voglio raccontare di un tweet che ho retwettato ai miei fan, mi ritraggono a calciare dal dischetto un pallone da rugby dell’Italia. Ecco, tra tutte le critiche, quella è stata carina e mi ha ridato un po’ di buon umore". SCONTRI IN BRASILE - "Noi non vedevamo molto quello che succedeva, anche se si respirava un clima strano. In questi posti noi siamo come in una palla di vetro, giriamo con la scorta, però ci accorgevamo che qualcosa succedeva, erano gli occhi dei bambini che ci trasmettevano il disagio." IL SUO ESORDIO E LA SUA STORIA - “Il mio esordio in serie “A” me lo fece fare Mancini; avevo passato anni difficili, specialmente quando stavo a Treviso. Spesso lo stipendio non lo pagavano e io ero costretto a bussare alla cassa di Papà, anni che mi hanno formato nel carattere e che mi hanno fatto credere che non bisogna mai mollare.  Io le difficoltà le ho conosciute, anche alla Juve all’inizio c’è stato un po’ di scetticismo dell’ambiente, ero un giovane pagato tanto. Io dico che le  difficoltà di Ranocchia sono coincise con quelle dell’Inter. E che tornerà grande come è. Magari rifaremo la grande coppia in Nazionale. D’altra parte lui menava e io impostavo: insieme facevamo un difensore completo".   SU CONTE - "Vuole sempre vincere, chi lo conosce sa che è così. E chi non lo conosce è meglio per sé che impari presto a conoscerlo. Ricordo l’arrivo serale per la tournée negli Stati Uniti in cui noi pensavamo alla cena, eravamo oltre le dieci, e lui invece impose la corsetta in campo e poi a mangiare. Il giorno dopo... un rullo compressore. Mi dissi: qui vinciamo per forza. E così è stato". SUGLI SCUDETTI - "Il primo è stato quello della rinascita bianconera. Bellissimo. Un immagine chiave è stato il mio gol al Palermo. Non solo perché è stato il mio, ma perché il Milan si era fermato e quei punti pesarono. Anche se il primo scudetto per metà è stato di Pirlo: Lichtsteiner deve fargli un monumento per i gol che gli ha fatto segnare. Che giocatore Andrea: ha stimoli continui, classe immensa. E dicono che sia cupo: affatto". SUL MERCATO - "Llorente e Tevez, due acquisti straordinari di cui forse si è parlato poco. Tevez lo conoscono tutti. Llorente mi fece una grande impressione quando lo marcai per un po’ con la Spagna. Sì, siamo partiti alla grande e già così io dico che il gap con l’Europa è ridotto". 

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