È proprio vero che si impara ad apprezzare quello che si ha solo quando si perde o si sta lontani per un po'. Negli anni dell'università Milano non mi è mai piaciuta, con tutta quella gente sempre a correre e a sgambettare senza guardare dove mette i piedi. Ora invece, che non frequento più tanto spesso la metropoli, confesso che mi manca. Le volte che ho avuto occasione di tornarci, ho scoperto in quella città che prima mi sembrava solo caos e inquinamento degli angoli veramente unici. Rivedendo il Castello, ho pensato a quante volte sono passata di fianco a tante bellezze senza fermarmi ad ammirarle. E solo ora inizio ad apprezzare la vicinanza a una metropoli dinamica, che organizza molti eventi importanti.
Tra questi c'era anche una piccola mostra gratuita su Leonardo, riguardante principalmente il Codice Trivulziano, che raccoglie tutti gli scritti risalenti al periodo in cui quest'uomo geniale ha vissuto a Milano. Il Codice è stato completamente digitalizzato e si potevano sfogliare le pagine senza correre il rischio di disintegrarle. È stata un'emozione vedere da vicino la scrittura e gli studi di quest'uomo straordinario, che ha fatto discutere generazioni e generazioni di scienziati e intellettuali. Per non farsi mancare nulla, infatti, l'altra parte della mostra era dedicata agli scritti degli intellettuali su Leonardo da Vinci nei secoli successivi alla sua morte.
Senza farlo apposta, ecco che anche qui la mitologia mi ha seguito e braccato con le sue innumerevoli storie tramandate a voce da millenni. Nella piccola sala semioscura dov'era allestita la mostra, infatti, capeggiava questo affresco:
Nel preciso istante in cui mi sono voltata a guardarlo, è comparso un gruppo di turisti accompagnati da una guida, che ha iniziato a spiegare il soggetto ritratto dall'immagine. A causa del tono basso della guida e della mia posizione sfavorevole, non sono riuscita a captare tutto. Sentivo solo Argo...Giunone...Giove...Mercurio ha ucciso Argo...
Per fortuna lì vicino c'era un foglio su cui erano scritte notizie sull'affresco e sul misterioso soggetto privo di testa. La storia era interessante, così non ho perso tempo e mi sono documentata sui protagonisti della storia che avevo afferrato solo in parte.Gli studiosi sono tutti d'accordo nell'identificare nella figura acefala un personaggio della mitologia greca di nome Argo. Si trattava del figlio di Agenore e di Gea, un essere gigantesco famoso per avere svariate paia di occhi (la maggior parte delle fonti parlano di un centinaio di occhi), che faceva riposare a turno, in modo che nulla potesse passare passargli inosservato. Grazie alla sua forza straordinaria, Argo aveva liberato l'Arcadia da un toro mostruoso e da un satiro che faceva razzia del bestiame e uccise anche Echidna, un mostro che aveva per metà un corpo di donna e per metà di serpente, che divorava i passanti.
Il povero Argo, però, doveva ancora fare i conti con i vizi del padre degli dèi Zeus, rinomato donnaiolo olimpico. Il dio del tuono, infatti, si era invaghito della ninfa Io e, per sottrarla alle grinfie della moglie infuriata Era, la tramutò in una giovenca. Ma la dea, che presentiva il tradimento del marito, riuscì a ottenere in dono la giovenca-Io, la legò a un ulivo e pose a sorvegliarla proprio il gigante Argo. Era non poteva servirsi di un guardiano migliore, poiché Argo non dormiva mai: se cinquanta dei suoi occhi si chiudevano durante la notte, gli altri cinquanta rimanevano vigili fino all'alba del giorno seguente.
Preoccupato per l'incresciosa situazione, Zeus si rivolse a Ermes, il messaggero degli dèi, che si travestì da pastore e avvicinò Argo cantando e suonando una dolce melodia. Il gigante, ammaliato dalla musica di Ermes, lo fece sedere accanto a sé, pregandolo di continuare il suo canto. Sulle note della canzone di Ermes, il gigante Argo si addormentò profondamente, senza che nessuno dei suoi cento occhi rimanesse aperto. A quel punto, Ermes lo decapitò e liberò l'amante di Zeus.
Era, grata al gigante per i suoi servigi, come segno di riconoscimento pose ognuno dei cento occhi di Argo sulle piume del pavone, che divenne l'uccello sacro alla dea.
Insomma il povero Argo è rimasto vittima di una delle miriadi di dispute tra Zeus ed Era. Molti racconti della mitologia greca si incentrano sull'infedeltà coniugale di Zeus. Sarà un caso che la figura principale della mitologia greca sia un donnaiolo farfallone?
Comunque è incredibile come in quasi tutto ciò che ci circonda sia rintracciabile un elemento mitologico. È una realtà che troppo spesso ignoriamo oppure non conosciamo a sufficienza. Eppure noi siamo il prodotto di quella civiltà, di quei racconti, di quei miti. Dobbiamo solo ricordarcene.Fonti:- Wikipedia, voce "Argo Panoptes";
- Wikipedia, voce "Echidna"; - Mitologia e...dintorni, voce "Argo";- Il crepuscolo degli dèi, voce "Argo (2)".