“Io tosto? No, per niente. Sono dannatamente e noiosamente normale. Gli eventi arrivano ed io, affrontandoli, cerco solo di non farmi troppo male. Più che tosto credo di essere elastico. Come certe piante, che non offrono resistenza al vento e alle intemperie, evitando così di rompersi”.
Leonardo De Lorenzo si descrive così, ma la sua vita è stata tutt’altro che lineare.
Nato nel ’64 a San Paolo Belsito, in provincia di Napoli, è un batterista. Ha vissuto un’esperienza dolorosa, ma non ha mai mollato. Merito della musica, che gli ha regalato vie d’uscita.
“La musica – racconta – è quell’amica che ha sempre fatto parte della mia vita. Ricordo che da piccolo volevo fare l’attore. Ero un fan di Jean Paul Belmondo. E come fanno i bambini di 6-7 anni, quando ero solo, giocavo ad interpretare qualche ruolo che avevo visto al cinema, in qualche film col mio attore preferito. In questi giochi, la musica, anche se solo mentalmente, non mancava mai. Nella mia testa c’era sempre un motivo, una specie di colonna sonora, che accompagnava momenti di gioia e tristezza. Forse è per questo che in maniera sempre più forte ed evidente nei miei lavori cerco commistioni tra suono ed immagine. La musica come arma contro le delusioni, le paure, la sofferenza. Ed è quella che voglio regalare ai bambini che come il mio soffrono. Per questo ho creato da poco l’Associazione l’Isola dei Girasoli. I primi progetti sono in fase di organizzazione e coinvolgeranno scuole, ospedali pediatrici e musicisti”.L’idea, dunque, è nata dall’esperienza di tuo figlio Francesco, che ora sta meglio.
Francesco oggi ha sedici anni e non sta più male. Dopo undici anni, lo dice ufficialmente chi l’ha curato, è guarito. Soffre, però, di vari problemi collegati alla malattia. Mio figlio Francesco è tetraplegico e sta in carrozzina, ha un’epilessia farmaco-resistente ed altre piccole problematiche molto fastidiose. Se penso a quello che il mio eroe è riuscito a superare, posso dire che oggi va tutto alla grande. Abbiamo vissuto momenti di vuoto, disperazione totale. Franci a cinque anni è stato colpito da un tumore cerebrale. Era sano, bellissimo, intelligente e curioso ed oggi non parla, non cammina. Ogni giorno ho una lacrima per lui ed una ferita sempre aperta che sanguina ed urla. Posso dire, però, con grande certezza, che Francesco vuole esserci. Vuole stare con noi, altrimenti non si spiegherebbe tanta forza vitale. E’ riuscito più di una volta a risalire la china, in momenti in cui tutti pensavamo che fosse ormai finita.
E tu come hai fatto?
Io non so quanta forza abbia realmente e a volte vorrei essere solo un bambino che viene portato per mano da qualcuno per essere rassicurato e non dover pensare. Ti posso solo dire che in queste tragedie si è un po’ come profughi di guerra. Si deve cercare di mantenere il più possibile la calma per portare la pelle al sicuro. La malattia innesca una guerra a tutti gli effetti e se colpisce nostro figlio abbiamo la responsabilità di una vita tra le nostre mani. Questa è la forza, se proprio la vogliamo chiamare così. Ogni sorriso di mio figlio poi, diventa una bomba di adrenalina e non posso fare altro che andare avanti, come un panzer. Non ci si può fermare. Mai. Il dolore non passa mai. Si impara semplicemente a sopportarlo sempre di più, alternandolo ai momenti di grande felicità, che arrivano improvvisi e fugaci. Dobbiamo solo saperli riconoscere.http://www.youtube.com/watch?v=hRV9LBTdPQk
Stai scrivendo un libro su questa tua esperienza.
Sì, sto raccogliendo e descrivendo i momenti peggiori in un libro. Mi costa molto. Sedici anni intensi, ricchi di emozioni, paure, momenti fortissimi che pensavo di aver sepolto per sempre e che nella scrittura devono tornare a galla. Questo lavoro mi sta facendo male e bene nello stesso tempo. Ricordare eventi tragici a distanza di tanti anni è doloroso e faticoso, ma anche terapeutico. In questa storia la musica mi ha sempre aiutato molto, perché mi ha permesso di esprimere e canalizzare la mia rabbia, le mie paure e le mie tristezze e trasformarle in suono. Penso che la musica mi abbia aiutato a non impazzire.
Il 15 febbraio inauguri la Lili Music School con un concerto. Ci dici qualcosa di più?
In realtà la Lili music School è una struttura in cui lavorano molti colleghi di grande livello. Si trova in zona Vomero a Napoli e io dovrei tenere alcuni corsi. Si parla anche di propedeutica musicale, quindi di laboratori con bambini. Lezioni di musica in ospedale non ne ho ancora fatti, ma sono in cantiere proprio con l’Isola dei girasoli. Il concerto di sabato alla Lili School lo terrò nell’auditorium piccolissimo che il direttore della scuola Genni Formati ha creato e dedicato a concerti, presentazioni di libri. A me questa formula è piaciuta moltissimo perché crea intimità e dà ai musicisti la possibilità di suonare a volumi bassi, con atmosfere e dinamiche altrimenti improponibili. Ovviamente i posti sono limitati, ma di serate ne possiamo fare più di una. http://www.youtube.com/watch?v=rlwC_iKZLEQ
Altri progetti?
Ne ho talmente tanti che, se cominciassi a farne l’elenco, ti annoierei. Mi limiterò quindi ai progetti a breve e medio termine. Entro quest’anno, come dicevo, attiverò con l’associazione due progetti importanti che porteranno la musica nelle corsie ospedaliere. Le modalità sono ancora top secret per una serie di questioni burocratiche che vanno messe a posto. È in fase di ultimazione un mio cd-dvd intitolato “Waiting” in cui sul tema dell’attesa ho scritto musiche che sono state “filmate”, sulle quali, cioè, sono stati concepiti video. Anche questo lavoro viene dall’esperienza di Francesco. Poi seguirò il mio libro didattico, appena uscito per la casa editrice Wakepress, intitolato “Snare drum exercise book”, facendo alcune presentazioni in scuole di batteria per tutta Italia. Non mancheranno i concerti col “Pictures quintet”, il mio gruppo: Ivano Leva al pianoforte, Luciano Bellico al sax alto, Federico Luongo alla chitarra, Sasà Brancaccio al contrabbasso. E Francesco, quando sarà possibile, al mio fianco.
Cinzia Ficco