di Massimiliano Sardina
Com’è più difficile a ‘ntendere l’opere di natura
che un libro d’un poeta.
Leonardo, Aforisma
Forse la vera grandezza di Leonardo risiede più nei progetti, e in certe intuizioni, che nelle realizzazioni in senso stretto. Uomo del Rinascimento, anzi incarnazione del Rinascimento stesso, ha saputo proiettarsi ben oltre la sua contingenza storica, sia come scienziato sperimentale e sia come artista (e se Leonardo si sentisse intimamente più scienziato o più artista è difficile stabilire). Personalità enigmatica, eccentrica, complessa, per gran parte ancora oscura e suscettibile di interpretazioni sempre nuove al punto da configurarsi quale materia di studio a sé, una disciplina in fieri capace di riformularsi alla luce di ogni nuova scoperta o ipotesi interpretativa. Se si eccettua la scultura monumentale (asso nella manica del grande rivale Michelangelo), non c’è campo dove Leonardo non si sia addentrato e distinto. Anatomia, botanica, ottica, ingegneria, idraulica… l’irriducibile curiosità di Leonardo si è insinuata in ogni ansa dello scibile, con incursioni talvolta anche ludiche (gastronomia, viticoltura…) quasi che la natura fosse solo un rebus da decriptare, un codice da riscrivere in verso bustrofedico.Dall’astronomia all’alchimia, dalla teologia alla filosofia, dall’architettura all’ingegneria, fino all’entomologia e alla medicina e, naturalmente, alla pittura. Per Leonardo le singole aree disciplinari non sono che strumenti utili per condurre la sua personalissima indagine conoscitiva, forte della sua convinzione che: <<…nissuna umana investigazione si pò dimandare vera scienzia s’essa non passa per le matematiche dimostrazioni, e se tu dirai che le scienzie, che principiano e finiscono nella mente, abbiano verità, questo non si concede, ma si niega, per molte ragioni, e prima, che in tali discorsi mentali non accade esperienzia, sanza la quale nulla dà di sé certezza.>> Nello specchio leonardesco la natura si riflette curvata, rivoltata, sezionata e come spogliata dei suoi segreti. Attento e scrupoloso investigatore Leonardo appunta, segna, schizza in un’unica soluzione di continuità più di 6000 pagine; molti fogli nel corso dei secoli sono andati perduti, ma migliaia sono raccolti nei celebri “Codici da Vinci” e nei “Taccuini da viaggio” (questi ultimi rilegati da Leonardo stesso, alla stregua di veri e propri Libri d’Arte). I disegni sono innanzitutto testimonianza di un’inesauribile genuina curiosità e di un bisogno irrefrenabile di conoscenza, impronte, tracce di un’avventurosa ricerca sperimentale condotta parallelamente su più fronti, sempre sotto la superficie ingannevole delle cose, sempre oltre il velo opacizzante della realtà visibile. Leonardo appartiene alla sua epoca come Robespierre sta alle guerre puniche (e va da sé che il Genio, in qual si voglia contesto lo si cali, non può che connotarsi quale orchidea tra le lattughe).Tipicamente rinascimentale è invece lo slancio di Leonardo, l’aspirazione a una modernità allora peraltro ormai imminente, l’applicazione metodica dei “luminosi strumenti razionali” ritagliati dal drappo funebre della superstizione medievale. E lo scrive nero su bianco (e sempre in senso inverso) che: <<Chi biasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusione, e mai porrà silenzio alle contradizioni delle sofistiche scienzie, colle quali s’impara uno eterno gridore.>> Leonardo è uno dei primi artisti, se non il primo, a intendere il disegno come arte autonoma, quindi non come semplice studio preliminare o traccia-guida per l’esecuzione dell’opera tradizionale su tela, tavola o intonaco; al disegno, sia esso un veloce abbozzo o un lavoro più rifinito, Leonardo riconosce e assegna una dignità intrinseca, uno statuto di opera a sé stante.
Più che nelle tele, nelle tavole e negli affreschi è nella materia viva e dinamica dei disegni che Leonardo convoglia tutte le sfaccettature della sua personalità, ed è lì che occorre cercare per comprendere più approfonditamente certi aspetti e certe costanti del suo pensiero intuitivo; tra profili, schemi, calcoli e chiaroscuri sembrano celarsi chissà quali misteri, e ci piace immaginare che Leonardo abbia voluto sfidarci (e forse è davvero così). Rebus ed enigmi a parte, Leonardo si configura ancora oggi come un ponte sospeso tra Rinascimento e contemporaneità, per il respiro avveniristico della sua mente progettuale e per quella sana e stimolante competizione ingaggiata con la natura. Leonardo è al contempo l’emblema dell’artista e quello dello scienziato.
La mostra L’uomo universale – allestita nelle sale delle Gallerie dell’Accademia di Venezia – raccoglie e riassembla, a distanza di oltre un trentennio, un gruppo di cinquantadue disegni tra i più importanti del corpus leonardesco; promossa dalla Soprintendenza e curata da Annalisa Perissa Torrini l’esposizione (aperta al pubblico ufficialmente fino a dicembre 2013, ma forse prorogata) rientra in un ricco programma di eventi finalizzato alla valorizzazione delle collezioni del circuito museale veneziano. Il percorso espositivo si snoda in dieci aree tematiche che comprendono: studi preparatori, studi di proporzione, incisioni, volumi e manoscritti, botanica, armi, tecnologia e meccanica, la battaglia di Anghiari, la Francia e l’eredità della lezione leonardesca (in queste dieci sezioni si son voluti riassumere per grandi linee gli interessi e i campi d’indagine privilegiati da Leonardo). Tra tutti i disegni spicca quello dell’Uomo vitruviano, la figura maschile umana inscritta nella perfezione del cerchio, emblema dell’antropocentrismo e simbolo sintetico dell’aspirazione rinascimentale; nel desumerlo dalla più antica versione a firma di Vitruvio, Leonardo lo ridelinea alla luce dei nuovi ideali quattro-cinquecenteschi, circoscrivendolo nell’occhio di bue dell’indagine razionale (della geometria pura applicata alla natura). Oltre al gruppo dei venticinque disegni appartenenti al Fondo Veneziano (Gabinetto dei Disegni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia), nella mostra L’uomo universale sono esposti altri ventisette preziosi fogli attinti da collezioni nazionali ed europee. Leonardo ha portato a compimento pochi dipinti, un numero davvero esiguo a fronte delle migliaia di disegni, schizzi, studi e progetti (molti dei quali tra l’altro, lo ripetiamo, andati perduti), segno che nella sua pratica quotidiana contava più la ricerca sperimentale del prodotto finito, più gli slanci delle azioni compiute.Razionale ma impulsivo, metodico ma inquieto, tanto esplicito quanto enigmatico: tanti estremi nella personalità leonardesca si bilanciano, si fondono in ossequio a quella discordia concors così centrale della poetica rinascimentale. <<Ogni parte – recita uno dei più noti aforismi leonardeschi – ha inclinazion di ricongiugnersi al suo tutto per fuggire dalla sua imperfezione.>> Tracciare un ritratto esaustivo di Leonardo non è un’impresa facile (la saggistica che si interroga, più o meno opportunamente, sulla sua personalità è sterminata); quello che invece possiamo affermare con certezza, scrive bene Tommaso Gurrieri: <<è che egli fu un esempio perfetto di ciò che ogni essere umano considera un genio.>>
Massimiliano Sardina
Cover Amedit n° 17 – Dicembre 2013. “Ephebus dolorosus” by Iano
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 17 – Dicembre 2013
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