Viareggio -Passeggiata Margherita – Piazza Mazzini – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri -N.13-febbraio 1995
Ecco una spiaggia che gioca tutto sul sole. Viene il sole: e Viareggio è ricca. Diventa oro la rena, ogni filo d’erba, l’acqua delle fontane, il marmo delle montagne. Ripunta Viareggio sul sole, il sole ritorna più caldo, accresce il numero degli ombrelloni sulla spiaggia, accende morbidi moerri sull’acqua. Ripunta Viareggio sul sole, il sole ritorna, sempre più caldo, e ogni cosa nella sua magnificenza perde volto peso occasione di patimento: dalla palma bruciata dal libeccio al « povero vecchio » che chiede la carità; dalla barca ipnotizzata sul mare in attesa di una pesca penata al cancello di villa deserta che il salino ha coperto di ruggine; dalla pineta crudelmente decimata alla baracca sul mare che il padrone sta smantellando per far posto alla fabbrica.
Ripunta Viareggio ancora – sempre – sul sole, ed il sole ecco non viene. Tragedia di questa spiaggia in grigio. Privata del suo oro naturale essa diventa improvvisamente uno straccio; è come una donna che si debba mostrar controvoglia quando ancora non s’è lavata la faccia; si fa più piccina che può; si annicchilirebbe pur di non farsi vedere. A me personalmente non dispiace. Amo i cieli stopposi, le nuvole basse sulle montagne, il mare che ha il colore della lavagna, la gente che ha sul viso l’ombra di un uccello notturno. La tristezza delle cose e delle persone mi concilia i pensieri grandi, mi solleva su un piedistallo invisibile, dà un senso alla desolazione di certe pagine in cui è il meglio di me. Il più delle volte la gioia del mondo mi fa sospettare di essere estraneo a una vita che non comprendo. Sono come l’invitato dell’ultima ora a un pranzo di tredici persone.
Viareggio – Passeggiata Margherita allagata il 24 ottobre 1926 – Foto tratta da Viareggio Ieri – N.20-luglio 1991
Ripunta Viareggio ancora – sempre – sul sole e un’altra volta il sole non viene. Viene invece la pioggia. Sotto la pioggia Viareggio è spaventosa. Pallida come la cera la spiaggia non sa né come né dove ripararsi. E’ una nudità totale sulla quale l’acqua sferzata dal vento marino lascia il segno.. non c’è paese al mondo più indifeso di questo dal maltempo. Le case piangono sotto il vento come persone vive; le persiane sbattono all’infinito chiamandosi lugubremente da una strada all’altra; l’acqua fa dei muri tanti pani gonfi; il mare arriva alla passeggiata lasciandovi la sua straccatura; le scatole razionali della spiaggia, leggere e scoperte come sono, si sentono portar via; la gente ha il fare stravolto di chi non è ancora sicuro di scampare a una grande calamità: cammina col capo curvo come certi trascurati di Viani, e se alza il viso al cielo è solo per l’allarme di quei colpi secchi di persiane nelle case abbandonate che son la musica disperata di questa città sotto il libeccio.
Viareggio – Spiaggia negli anni trenta – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri – N.4-agosto 1992
Ripunta Viareggio ancora sul sole, ed ecco il sole viene. La spiaggia è tutta uno scampanio di luci e di colori. Tutto profuma : il mare, la pineta, le erbe selvagge, i pensieri della gente, le tombe del camposanto. Le persone sono agili e beate come lucertole; i bambini passano nelle carrozzine con gli occhi al sereno; nella darsena battono gagliardamente le mazze e un odore di pece si spande nell’aria che le violette incensano e i venti salini asciugano.
( Leonida Répaci, Taccuino segreto, 18 marzo-pag.210-211-212 Bompiani 1945 )
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