Non fatevi ingannare dal titolo del suo ultimo romanzo.
Léonie sono tante donne messe insieme. Lei stessa, Léonie Tardivaux è una presenza femminile sempre diversa, man mano che scorrono i capitoli, scritti con una leggerezza sintattica che davvero ti trascina. Non c'è una vera e propria linea cronologica. La storia di questa fanciulla nata in Provenza sotto una cattiva stella e divenuta poi regina delle rubinetterie brianzole copre circa un ventennio ma inizia subito con una retromarcia temporale.Ormai moglie appagata dello sceneggiatore Guido Cantoni, madre di cinque figli voluti o arrivati per caso, manager dalle intuizioni brillanti e capostipite della futura generazione dei Cantoni, ad ogni 22 di dicembre Léonie non può comunque fare a meno di salire in auto e di recarsi sul lago di Varenna. Nessuno, inizialmente, sa che ci vada a fare. Molte sono le illazioni e le battutine allusive, ma nessuno ha certezza di cosa succeda in quell'angolino che lei si è ritagliata tutto per sé.Tutto era cominciato per caso, da una gita solitaria per comprare un regalo alla suocera Celina e dalla foratura di un pneumatico. Poi l'incontro con quell'uomo autoritario che si era fermato per darle una mano costringendola però a imparare a cambiare la gomma da sé, sotto una pioggia battente e senza ascoltare le sue recriminazioni. Poi la curiosità di conoscerlo meglio e il ritiro al suggestivo Hotel du Lac per asciugare gli indumenti fradici.E poi la solenne promessa di ripetere quel pomeriggio magico tutti gli anni, lo stesso giorno del solstizio d'inverno, cascasse il mondo.E' così, da un appuntamento fisso e segreto e inderogabile per entrambi, che si dipana una trama robusta, anche se pretestuosa. E' una scusa, per la Modingani, per intessere una ragnatela di personaggi affascinanti e anche loschi che vanno poi a popolare la ragnatela con al centro la splendida Léonie, eroina dei nostri tempi.Perché il romanzo ha lei per protagonista, ma anche la schizoide Bianca, la ribelle e orgogliosa Amaranta, la moderata Celina sono a buon diritto, con i rispettivi mariti e padri, le indiscusse presenze femminili di un romanzo che definire soltanto rosa sarebbe un'offesa. I colori sono molti. C'è l'amore, c'è il mistero e la paura che salti fuori, ci sono le sfide aziendali, le sempiterne differenze di classe sociale, le torture emotive, la sontuosità della buona famiglia milanese presentata però senza snobismi e, quasi in una dicotomia come tra il bianco e il nero, c'è la povertà, quella più devastante, quella che aspetta il riscatto e l'ascesa.
Esce di tutto da quei rubinetti che i Cantoni producono e che l'autrice Modignani sa aprire magistralmente, lasciandone poi fluire il siero delle emozioni pronte a rigenerarsi ad ogni getto.
Roger Bastiani e Léonie Tardivaux vivono i loro incontri clandestini tra agitazioni palpitanti e angosciosi contrattempi, con le ripetute gravidanze di lei e i timori che uno dei due l'anno successivo non si ripresenterà. Nessuno scambio di numeri personali e nessun cambio di programma sono ammessi nei loro furtivi rendezvous. E nemmeno la mancanza di rispetto per i rispettivi coniugiFinché il marito di Léonie Guido Cantoni, uno di quei 22 di dicembre, si troverà costretto con sua enorme sorpresa a guardare ciò che non avrebbe mai voluto vedere...
In uno stile morigerato ma veramente coinvolgente, Sveva Casati Modignani mette alla porta qualsiasi leziosità fiabesca in un mondo tuttavia ovattato dalla ricchezza industriale. La passione di due amanti atipici, consumata a pochi passi dalla Villa Oleandra di George Clooney, si inserisce come la tessera di un puzzle in una scenografia fatta di passati celati e verità nascoste. I Cantoni sono tutto tranne che espansivi su ciò che è il loro passato. Ogni membro della famiglia si rivela uno scrigno insospettabile di storie gioiose e tormentate, ambendo di diritto a diventare il centro della storia.Ma quella di Léonie è l'unica che si affaccia sul futuro. Al lettore non resta che capire se in quel futuro ci sarà anche Roger.
Leggete la Modignani. In pochi sanno essere così aggraziati e nello stesso pragmatici nel raccontare la vita.