Roma 17 dicembre 2013
Canti d’uccello salgono
lavati nel cielo primitivo
sale il profumo verde dell’erba, Aprile!
Sento il soffio dell’alba
che smuove le bianche nubi delle mie tende
e la canzone del sole sulle mie imposte melodiose
sento come un fiato il ricordo di Naett
sulla mia nuca nuda che si commuove.
Il sangue complice mio malgrado sussurra nelle vene.
Sei tu amica mia: ascolta il respiro già caldo
dell’aprile di un altro continente
ascolta quando scivolano ghiacciate d’azzurro
le ali delle rondini migratrici
ascolta lo strepito bianco e nero delle cicogne
nell’alto dei loro voli distesi
ascolta il messaggio primaverile
di un’altra età, di un altro continente
ascolta il messaggio dell’Africa lontana
e il canto del tuo sangue!
Io ascolto la linfa d’aprile che canta nelle tue vene.
da Canto di primavera per una fanciulla nera dal tallone rosa
Uomo politico e scrittore senegalese, Senghor nasce nel 1906 a Joal, presso Dakar.
Con diversi incarichi nei governi Faure e De Galle, compie un’importante opera di mediazione tra le istanze di indipendenza del Senegal e la strategia di decolonizzazione controllata della Francia.
Nel 1960, quando il Senegal diviene indipendente, Senghor è nominato Presidente della nuova Repubblica, carica che mantiene per vent’anni, fino al 1980, dedicandosi con passione ed impegno a una politica di unità africana.
Il suo lavoro intellettuale, politico e sociale è sempre finalizzato al recupero dell’identità africana snaturata dal colonialismo.
La poesia di Senghor si configura come un viaggio mistico dall’esilio alla terra dei padri. Nei suo versi appassionati risuonano miti e leggende , cadenze dei canti popolari, aspirazione d’emancipazione.
Riconosciuto come uno tra i più grandi poeti africani, Senghor pubblica varie raccolte poetiche in lingua francese: Canti d’ombra, Etiopiche, Notturni, Lettere della stagione delle piogge, Elegie.
L’uomo non vive di solo miglio o di riso,
in verità,
egli vive solo dei miti che sono il suo nutrimento spirituale.
L.S.S.
A domani
Lié Larousse