Ogni cinematografia ha il suo Nanni Moretti. Dopo aver
visto "Les Jours Venu" di Romain Goupil possiamo dire che il regista ha
buone possibilità di figurare tra i possibili emuli dell'autore romano.
Esite infatti una forte similitudine tra il modo di girare e i
contenuti presenti nel lungometraggio realizzato da Goupil e le opere
più autobiografiche e personali di Moretti, quelle in cui ad essere
filmato non è il personaggio di finzione ma lo stesso cineasta, chiamato
a recitare tranche de vie appartenenti alla sua stessa
esistenza. In "Les Jours Venus" a farla da padrone è dunque la
personalità debordante dello stesso Goupil, declinata attraverso le
dinamiche relazionali del proprio nucleo familiare, nella militanza
politica all'interno del partito comunista e nella passione
cinematografica espressa attraverso documentari di denuncia e impegno
sociale. Una poliedricità che il film mette in moto con un pretesto
risibile -collegato alla richiesta di compilare un modulo pensionistico-
e però sufficiente a trasformare la storia nel consuntivo di un
percorso artistico ed esistenziale. Con toni tragicomici ed alternando
materiale d'archivio a lunghi passaggi di finzione, "Le Jours Venus"
rievoca gli anni delle utopie sessatottine per confrontarli con la
mancanza di ideali dei "compagni" di oggi; registra la difficoltà di una
vena cinematografica a corto d'ispirazione e mantiene viva
l'iconografia del regista pigmalione, affascinante quanto basta per
conquistare donne di tutte le età. Se il modello è quello Morettiano, a
cui Goupil si rifà anche nell'affidarsi alla forma del journal intime
utilizzata dal cineasta italiano per raccontare le vicende di "Caro
Diario", bisogna dire che la presenza del regista, ciarliera ed egostista, non basta a coprire i difetti di una narrazione farraginosa e
priva di quell'umorismo che alcuni inserti (come quelli relativi al
trasloco dei pianoforti che finiscono inevitabilmente per essere
distrutti) vorrebbero leggittimare.
Magazine Cinema
Ogni cinematografia ha il suo Nanni Moretti. Dopo aver
visto "Les Jours Venu" di Romain Goupil possiamo dire che il regista ha
buone possibilità di figurare tra i possibili emuli dell'autore romano.
Esite infatti una forte similitudine tra il modo di girare e i
contenuti presenti nel lungometraggio realizzato da Goupil e le opere
più autobiografiche e personali di Moretti, quelle in cui ad essere
filmato non è il personaggio di finzione ma lo stesso cineasta, chiamato
a recitare tranche de vie appartenenti alla sua stessa
esistenza. In "Les Jours Venus" a farla da padrone è dunque la
personalità debordante dello stesso Goupil, declinata attraverso le
dinamiche relazionali del proprio nucleo familiare, nella militanza
politica all'interno del partito comunista e nella passione
cinematografica espressa attraverso documentari di denuncia e impegno
sociale. Una poliedricità che il film mette in moto con un pretesto
risibile -collegato alla richiesta di compilare un modulo pensionistico-
e però sufficiente a trasformare la storia nel consuntivo di un
percorso artistico ed esistenziale. Con toni tragicomici ed alternando
materiale d'archivio a lunghi passaggi di finzione, "Le Jours Venus"
rievoca gli anni delle utopie sessatottine per confrontarli con la
mancanza di ideali dei "compagni" di oggi; registra la difficoltà di una
vena cinematografica a corto d'ispirazione e mantiene viva
l'iconografia del regista pigmalione, affascinante quanto basta per
conquistare donne di tutte le età. Se il modello è quello Morettiano, a
cui Goupil si rifà anche nell'affidarsi alla forma del journal intime
utilizzata dal cineasta italiano per raccontare le vicende di "Caro
Diario", bisogna dire che la presenza del regista, ciarliera ed egostista, non basta a coprire i difetti di una narrazione farraginosa e
priva di quell'umorismo che alcuni inserti (come quelli relativi al
trasloco dei pianoforti che finiscono inevitabilmente per essere
distrutti) vorrebbero leggittimare.
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