I sogni allucinati continuano...
I NoTav avevano deciso che per dare maggiore risalto alla causa dovevano aprire le loro case ai turisti e ai forestieri facendo loro conoscere i prodotti della val Susa e di qui informare dello scempio ambientale e della distruzione delle modalità tradizionali d'esistenza in corso. Per fare ciò, s'erano ispirati alla tradizione in corso sull'altopiano del Carso tra Italia a e Slovenia delle osmize, e quindi ogni casa, da quelle nei paesi a quelle nelle località più remote, accoglievano nel proprio giardino i passanti, e a modico prezzo vendevano loro vini, formaggi, pane e prodotti alimentari locali.
Fu in uno di questi contesti conviviali che incontrai questa giovane rotondetta dai lineamenti netti del viso, bruna e con i capelli lisci, e - ritrovandomi sola con lei - consumai il primo rapporto orale lesbo della mia vita, con profondo piacere.
Davanti ai miei occhi le sue gambe erano rocce dalle quali sgorgava una cascata d'acqua, e in un attimo mi ritrovai su un altopiano dal quale si poteva ammirare una vallata tra le montagne, e in lontananza il mare. Ero in compagnia d'altri due ragazzi, parimenti con zaino e sacco a pelo, con i quali mi sarei fermata l'estate a lavorare sulle alture. La giornata volgeva al termine e l'altopiano si trasformò in un albergo di una trentina di piani dove noi occupavamo quelli più alti, in mezzo ad altri lavoratori stagionali come noi - tutti convocati per un qualche meeting introduttivo da parte dell'organizzazione. Il palazzo sorgeva nel pieno di un'immensa città, a debita distanza dal mare, ove come baluardi rispetto a questo erano eretti altri grattacieli.
Nel buio, fuori dalle grandi vetrate, vedemmo allora di colpo montare l'onda e schiumare, travolgendo uno dopo l'altro i grattacieli come un castello di carte e provocando la rovinosa caduta di questi e degli edifici successivi. Il mare avanzava velocissimo nella nostra direzione - eppure avevo già avuto la sensazione che non ne saremmo stati travolti. L'onda si sarebbe fermata ai piani inferiori senza provocare più alcun crollo, e così fu - pur se l'acqua trovò il modo di raggiungerci attraverso ogni interstizio e permanere alle nostre caviglie dopo che il mare si ritirò alla medesima velocità.
Nella pantano così formatosi, individuai il mio zaino, verificai che i documenti erano ancora intatti, il portafoglio con i soldi non era stato depredato da nessuno nel trambusto e il cellulare funzionava ancora. Era tutto a posto. Ero fiduciosa. Sarebbe andato tutto bene - il pericolo era passato.
Mi risvegliai in una città straniera assolata, la luce bianca era abbagliante. Avevo un forte desiderio di caffè, ma non trovai nulla di meglio d'un locale di Starbucks dove almeno potevo ordinare esattamente ciò che avrei voluto, ovvero un simil cappuccino. Avevano anche i croissant appena sfornati, profumati, croccanti, grondanti burro.
L'angoscia arrivò al momento di pagare quando mi accorsi che le monete nelle mie tasche non erano gli euro rischiesti dal barista, bensì contante in tutto e per tutto con la stessa forma, gli stessi colori, gli stessi incastri, lo stesso peso dell'euro, eppure effigi diverse, altri personaggi rappresentati, altre scritte (scudi, kopeki, dracme). Non andava meglio con le banconote, di nuovo identiche agli euro, ma nel taglio 7 euro, 28 euro, 30 euro e via dicendo in vece dei correnti 5, 10, 20, 50 ecc.
Riuscii a mettere insieme quanto bastò per saldare la colazione, ma l'angoscia e l'ansia erano insopportabili, e mi dissi che d'ora in poi - quando di resto mi davano frettolosamente manciate di monetine e mi mandavano via malamente - avrei dovuto essere più attenta e verificare pezzo per pezzo che non mi stessero fregando...