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Lesotho / La "coperta" dei Basotho

Creato il 14 febbraio 2012 da Marianna06

Viaggiando per le contorte strade del Lesotho, arrampicandosi lungo i tornanti per poi scendere nelle valli, si possono incontrare alcune cittadine e piccoli sparsi villaggi di questo minuscolo regno, circondato dal territorio del Sudafrica.

I cambiamenti, dovuti al trascorrere del tempo,sono ovviamente evidenti.

Accanto alle tradizionali abitazioni in fango e pietra di una volta, si possono vedere, infatti, case nuove alcune delle quali con i tetti in lamiera.

Nonostante l’avvento della modernità, che è arrivata  con radio, cellulari e tv, le tradizioni locali  tuttavia sono dure a morire.

Anzi sono più vive che mai. E coinvolgono non solo gli anziani e le persone di una certa età ma anche la popolazione giovanile.

Mi riferisco alla tradizionale coperta,  quella che uomini e donne indossano, in Lesotho, in ogni momento del giorno e con qualunque stagione. Fredda o calda che essa sia. E dalla quale non si separano mai.

Parlo, in particolare, della coperta dei Basotho.

 I Basotho ossia gente sostanzialmente pacifica,etnìa dominante del Paese, che ne abita da secoli il  territorio, e che vive di magra agricoltura e soprattutto di pastorizia in un ambiente difficile.

 Essi non si separano mai dalla loro "coperta" e questo, appunto, ha indotto da sempre gli studiosi a ritenere che la loro coperta non sia soltanto un semplice capo d’abbigliamento.

Piuttosto essi sostengono che si tratti di un elemento simbolico della loro tradizione.

Potrebbe essere, a loro dire, una metafora della vagina, organo del calore e della procreazione. In quanto la coperta avvolge l’uomo così come la vagina avvolge il pene.

Infatti l’antropologo Dan Bosko, che propende chiaramente per questa interpretazione, riferisce a conferma, in un suo studio, che in un’espressione sotho si recita proprio che “la donna è la coperta dell’uomo”.

Inoltre la”coperta” è presente in numerosi riti di passaggio, i più importanti, come la nascita di un bambino, che viene avvolto subito nella “sua” coperta, perché abbia tutto il calore necessario per vivere e crescere sano nel mondo dei viventi.

Oppure durante la celebrazione di un matrimonio, nella cui circostanza si fa dono della coperta alla giovane sposa, affinché abbia chiaro il passaggio ad una nuova vita.

E ancora la coperta è presente anche  quando si seppelliscono i morti, perché così la persona defunta possa usufruire di tutto il calore necessario nel lungo viaggio, che deve affrontare per raggiungere , stavolta, il mondo dei trapassati.

E, come dicevo, anche i ragazzi e le ragazze, una volta terminato l’intero loro ciclo scolastico, bruciano addirittura i loro vecchi abiti e indossano nuove “coperte”.

Insomma, per quanto curioso e intrigante la “cosa” possa apparire a i nostri occhi, è proprio il caso di dire : paese che vai…usanza che trovi.

E questo è il fascino del viaggio e dell’incontro con l’altro da noi, il quale poi, ad essere sinceri e sapendo ben osservare , non è poi, molto spesso, così eccessivamente diverso da noi.

 

  

   A cura di Marianna  Micheluzzi (Ukundimana)

 

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