Bisogna dirlo: il gattopardo stavolta si è messo proprio d’impegno per mimettizzarsi bene. Squadra giovane, molte donne, la prima afro-italiana ministro, poche facce note: detta così, parrebbe proprio quel governo di cui gli italiani sono in attesa messianica da tanto tempo. Poi vedi la Lorenzin alla Salute, con il suo bel diplomino di liceo classico, la De Girolamo alle politiche agricole e forestali (competenze, oltre ad essere la moglie del lettiano Boccia?), Lupi ai trasporti (sarebbe stato meglio all’ortodossia della Fede), il saggio Quagliarello alle riforme berlusc…pardon, costituzionali, oltre alla ciliegina sulla torta di Alfano, interni e vicepremier. Fuori dal recinto dei berluscones, Saccomanni all’economia, uomo del fare, tanto da aver collezionato incarichi (bancari) e onorificenze, ma piuttosto scarso a pubblicazioni accademiche e studi: potrà essere lui l’uomo del cambio di passo? No, non è un inciucio, ma peggio: una via di mezzo tra l’assalto alla diligenza e la difesa di Fort Apache.
La fiducia non è in questione, ma il buon Letta si ritroverà tanti scogli erranti nella sua navigazione. Sempre che il Pd non abbia deciso per il suicidio definitivo.