Tra i molti epiteti e le molte etichette con cui il Governo Letta è stato e viene classificato, spicca la definizione di “nuova Democrazia Cristiana”, formula utilizzata in senso e con intento dispregiativo, sminuente e canzonatorio. Non sanno, non ricordano o fingono di non sapere o di non ricordare, costoro, che la democrazia e la libertà di cui tutti possiamo godere (pur tra molte e molteplici storture e limitazioni) , è merito proprio di quella “balena bianca” oggi tanto sbeffeggiata e assurta a paradigma del peggio. E’ altresì grazie alla DC, depositaria e “braccio politico” della dottrina sociale della Chiesa cattolica (fin dai tempi della “Rerum Novarum”, quando era un sindacato), se l’Italia ha potuto dotarsi di un’architettura welfare tra le più avanzate, complete e competitive del circuito occidentale (implementando e perfezionando in questo senso l’opera giolittiana), ed è, anche, grazie alla DC, se oggi possiamo vantare quella che forse è la carta costituzionale più avanzata e moderna, anche in senso cronologico, dell’intero pianeta. La cosiddetta “democrazia bloccata” (mancanza di alternanza) e l’insabbiamento delle vicende meno chiare e più dolorose del segmento temporale primarepubblichista, non sono da imputare al partito di Piazza del Gesù, ma all’esigenza di tutelare quegli equilibri yaltiani che al tempo della “dottrina Breznev” non potevano essere alterati e manomessi. L’Italia, potenza perdente, era stata destinata al “mondo libero” e la mancanza di alternative liberali a destra (il partito più corposo era il neofascista MSI) e a sinistra (il PCI faceva la parte del leone), imponevano la salvaguardia e la “blindatura” dell’unica formazione liberale ed atlantista in grado di contenere gli estremismi di opposta matrice, preservando lo status quo democratico. Per questo, Mani Pulite esplose (fu fatta esplodere?) proprio nel 1992, a pochi mesi dal crollo dell’Unione Sovietica (1 gennaio 1992) e per questo, la Mafia, imprescindibile serbatoio di voti in una delle regioni più importanti del Paese, in quel 1992 “perse la testa”, dando il via alla stagione delle stragi, perché la vecchia politica non riusciva più a coprirla, non riuscendo più a coprire se stessa. Caduti gli equilibri est-ovest, caddero anche le sue strutture di sostegno in Italia. La destra e la sinistra nostrane non ebbero mai una Bad Godesberg, questa fu la radice di ogni male; colpa prima ed unica, ancora una volta, dell’”uomo qualunque”, di quell’elettore sempre irretito dal fascino dell’estremismo illiberale, della demagogia pericolosa e dal volto schiavizzante che ogni pensiero totalitario reca con sé, con il suo ventaglio di soluzioni “facili”, e che tanta presa riesce ad avere, soprattutto a certe latitudini, nella realtà latine. Colpa nostra il silenzio su Ustica, colpa nostra il silenzio su Piazza Fontana, colpa nostra l’affaire Moro e il “piano Viktor”, colpa nostra la strage di Via D’Amelio. Non della DC o degli USA. Non di Giulio Andreotti. L’Agenda Rossa? E’ nascosta nelle scrivanie (e nella coscienza) di ciascuno di noi.
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